La soluzione del governo per fronteggiare la crisi di Carige conferma l’incompletezza dell’Unione Monetaria ed Economica Europea, cosa denunciata anche dal presidente Draghi nel corso del suo intervento alla Normale di Pisa. A dirlo uno dei membri dello stesso esecutivo giallo-verde, il ministro per gli Affari Europei Paolo Savona nel corso di un’intervista a Il Sole 24 ore.
Tuttavia, – continua il ministro – ancor prima di stigmatizzare i comportamenti delle autorità, dei proprietari e dei gestori, va detto che una qualsiasi banca non può reggere a lungo un periodo di crisi economica senza vedere deteriorati i suoi crediti e bloccate le prospettive di crescita e di rendimento dell’attività. Chiedere che una siffatta situazione venga affrontata con aumenti dei capitali delle banche ed economie di costo è velleitario. Senza crescita reale trainata dagli investimenti reali si rischiano crisi sistemiche. Se a questo stato precario dell’habitat in cui operano attualmente le banche in Europa si somma una campagna sistematica sulla possibile insostenibilità dei debiti pubblici, si minala fiducia dei risparmiatori su quella che considerano la loro ricchezza finanziaria e si trasmettono effetti negativi anche sulla parte composta da depositi bancari”.
Secondo Savona senza una politica fiscale a livello europeo che sospinga la crescita reale, l’intervento degli Stati-membri a sostegno delle banche e dei depositanti causa un continuo inseguimento del problema fatto di non soluzioni strutturali.
“Una forte divisione si è registrata finora sugli elementi necessari per poter intavolare una discussione politica sullo schema europeo di assicurazione dei depositi, anche a causa dell’insistenza di alcuni paesi a includere la questione delle esposizioni bancarie ai titoli sovrani e a escludere i crediti in sofferenza trai punti da considerare”.
La ricetta per uscire da questa situazione, dice il ministro, è proprio completare l’Unione bancaria e monetaria.
Nonostante si sia deciso di creare un gruppo di lavoro ad alto livello per fare progressi entro giugno 2019, resta l’incertezza sulla reale volontà di superare i sospetti reciproci e per raggiungere l’obiettivo di completare l’unione monetaria e quella bancaria dotandole degli strumenti di intervento necessari. Che cosa deve succedere, più di quanto sta succedendo, per convincere le autorità nazionali ed europee a superare le reciproche diffidenze e a sedersi al tavolo per discutere seriamente il da farsi? Possibile che esse seguano il noto principio di management secondo cui l’uomo non agisce per prevenire i disastri, ma solo reagisce a essi? I gruppi dirigenti non possono permetterselo e i cittadini non lo consentono. Abbiamo tutte le conoscenze per farlo, forse è giunto il momento di utilizzarle.