Raffaele Mincione, socio dell’istituto al 5,4%, ha confermato alcuni giorni fa le voci di “un paio di banche” che stavano valutando un possibile intervento su Carige. Mincione non aveva fatto però alcun nome. Adesso gli occhi dell’ambiente bancario, secondo quanto riporta un articolo di Affari Italiani, sono puntati su Bper, Banca Popolare dell’Emilia Romagna.
Ma l’amministratore delegato dell’istituto emiliano Alessandro Vandelli ha subito specificato:
“Un conto sono le sovrapposizioni in termini di rete e di società prodotto ed è probabilmente vero che tra i due istituti ce ne sarebbero poche. Altro tema è invece vedere la fattibilità di un’eventuale operazione, che sarebbe tutt’altro paio di maniche”.
Per ora la banca si concentra sulla definizione del nuovo piano industriale, e “sul resto vedremo”, ha detto Vandelli. L’istituto ha da poco acquistato per 220 milioni Unipol Banca e per terminare l’integrazione servirà tempo almeno fino alla fine dell’anno.
L’ipotesi su cui si rincorrono le voci è che Bper sia tra i soggetti che accederanno a una data-room. Fino a qualche giorno fa, questa fase sembrava doversi concludere entro la prima metà di aprile per poi arrivare alla presentazione di un’offerta formale entro giugno, ma il governo potrebbe volere un’accelerazione dei tempi per chiudere la questione prima delle elezioni europee del prossimo 26 maggio.
In competizione con Bper per Carige potrebbero esserci altri istituti o fondi esteri, dopo i “no” arrivati dai principali istituti italiani. Finora erano circolati i nomi di Credit Agricole e Bnp Paribas. E sui fondi Mincione aveva dichiarato di credere difficile che “chi si presenta come fondo riesca ad estrarre un’operazione di buon senso”. Mentre “un istituto bancario potrebbe ottenere maggiori benefici da un’integrazione con Carige”.