New York – Dallo sport alle scienze, e’ impossibile mettere a confronto i maggiori esponenti di una disciplina appartenuti a epoche differenti. Sarebbe come mettere sullo stesso piano una carrozza con un jet.
Ma la differenza la fa il fatto che il magnate delle telecomunicazioni – che secondo la lista Bloomberg Billionaires siede su una fortuna di 68,5 miliardi di dollari, davanti a Bill Gates (62,4 miliardi) e Warren Buffett (43,8 miliardi) – ha un patrimonio netto equivalente a 400.000 volte quello dei suoi compatrioti messicani.
Basta questa cifra spropositata per definirlo l’uomo piu’ ricco di sempre. Marcus Crassus vantava un patrimonio pari a quello dell’intero Tesoro dell’Impero Romano, ma equivaleva al redditto annuale di 32.000 romani. Il barone Usa Andrew Carnegie, la cui fortuna tocco l’apice nel 1901, guadagnava come 48 mila americani. Le vaste ricchezze di John D Rockefeller gli garantivano un reddito pari a quello di 116.000 concittadini.
Il gap tra ricchi e poveri non e’ un trend che appartiene solo alla storia recente degli ultimi anni. Ma chi sperava che l’evoluzione potesse portare a una riduzione di tale dislivello, si sbagliava. Negli ultimi dieci, anzi, e’ aumentato.
Nel volume “Plutocrats: The Rise of the New Global Super-Rich and the Fall of Everyone Else”, la vice direttrice del Financial Times Chrystia Freeland, ci consiglia di dimenticarci per sempre l’1% dello slogan dei manifestanti del movimento Occupy e ci dice di porre l’attenzione allo 0,1%.
Trent’anni fa un dirigente d’azienda guadagnava in media 42 volte i suoi dipendenti. Ora quel rapporto si e’ gonfiato fino a 380. Un trend che e’ ancora piu’ preoccupante se si pensa che piu’ sei ricco e piu’ nei paesi di Usa e Regno Unito tendi a pagare meno tasse.
Si sta formando una elite di paperoni che non e’ costituita da persone cattive, pero’, attenzione, avverte Freeland: pensano di fare il loro bene anche nell’interesse degli altri e della societa’. Il colmo e’ che lo stato intrusivo e’ spesso il miglior amico dei tycoon, sia si tratti del regime capitalista comunista cinese, sia del sistema piu’ protezionista di alcuni stati dell’Occidente.