Economia

Caro bollette, allarme di Confartigianato: a rischio 881.264 piccole imprese

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È una vera e propria ecatombe quella che si prospetta per il sistema italiano delle piccole imprese per il caro bollette. Secondo le stime di Confartigianato, che ha analizzato “l’impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori”, in Italia sono a rischio sopravvivenza 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Il caro-energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano”. Marco Granelli, presidente di Confartigianato, lancia l’allarme:

“Rischiamo un’ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”

Tra le misure d’emergenza, Granelli indica “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”.

Per il presidente di Confartigianato, vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione. Tra gli interventi sollecitati dal presidente di Confartigianato, anche la riforma della tassazione dell’energia, che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’”.

I settori più a rischio per il caro bollette

Secondo l’analisi di Confartigianato, le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energivore: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia fanno soffrire anche altri 16 comparti manifatturieri in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

Gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti. Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico.

A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili.

Lombardia più esposta

A livello territoriale, stima Confartigianato, la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro bollette sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751 mila addetti. Non va meglio per il Veneto, dove a soffrire sono 77 mila piccole imprese con 376 mila occupati.

Seguono a breve distanza l’Emilia-Romagna (72 mila piccole imprese con 357 mila addetti), il Lazio (79 mila imprese e 304 mila addetti), il Piemonte con 62 mila aziende che danno lavoro a 262 mila addetti, la Campania (77 mila imprese con 240 mila addetti), la Toscana con 63 mila imprese e 228 mila addetti, la Puglia (57 mila piccole imprese e 177 mila addetti) e la Sicilia (63 mila imprese con 165 mila occupati).