Il caro carburante sta diventando un vero e proprio problema, e non solo per gli automobilisti italiani, ma anche per il Governo stesso. Sempre più pressato dai consumatori nel cercare di lenire i costi ingestibili delle nuove tariffe, l’Esecutivo ha provato la carta del Bonus benzina, ma sembra che sia ben lontano dal trovare in tempi brevi la quadra: le risorse per calmierare i prezzi sono molto limitate. E probabilmente non le converrà tagliare le accise, visto che dal carburante lo Stato sta ottenendo un profitto notevole, a livello di entrate fiscali.
Nel frattempo, l’asticella dei prezzi aumenta sempre di più, e dopo il superamento di quota 2 euro, molti sperano che sia ormai vicino il picco massimo del prezzo. In effetti a livello storico, i prezzi erano stati decisamente più alti rispetto ad oggi. Ma quei picchi erano dovuti a questioni geopolitiche che per certi versi assomigliano a quelle che stiamo vivendo anche oggi, il che potrebbe rendere la speranza vana per un picco dei prezzi.
Caro carburante, la mossa del Governo per contenere i prezzi
Da mesi il costo del carburante non ha fatto altro che salire, fino ad arrivare una settimana fa a superare i 2 euro al litro, come confermato dai dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Ma ad oggi sembra che il Governo non sia riuscito a contrastare i rincari, in parte a causa delle poche risorse che dispone oggi.
Ad agosto l’Esecutivo ha voluto mettere in guarda i benzinai “furbetti” obbligandoli ad apporre un cartello con i prezzi medi nazionali accanto alle tariffe della pompa di benzina, supponendo che ci fosse una manovra speculativa in atto. Dato l’insuccesso di questa misura, l’ultima mossa del Governo vuole andare invece ad aiutare gli acquisti, anche se per poche persone. Il bonus benzina, un contributo una tantum di 77 euro, è stato disposto solo agli attuali beneficiari della Carta Dedicata A Te, ovvero a 1,3 milioni di famiglie in Italia. Una misura anch’essa poco efficace, a detta del Codacons.
Non poteva però essere altrimenti, visto che la misura è stata finanziata con un fondo di 104 milioni di euro. Un finanziamento troppo esiguo per venire incontro agli oltre 39 milioni di automobilisti in Italia, senza contare il comparto industriale che dipende dai trasporti per il commercio, oltre che ai servizi pubblici. Inoltre, il caro carburante sta garantendo allo Stato un’entrata fiscale notevole, forte anche delle numerose accise presenti nella benzina: 5,6 miliardi di euro tra IVA e accise entrerebbero nelle casse erariali. Mentre gli italiani dovranno spendere centinaia di euro in più all’anno.
Caro carburante sempre più pesante: +329 euro in un anno
Il caro carburante non è un problema per gli automobilisti, è anzi un disastro. Anche perché in molti stanno pensando di abbandonare l’auto pur di non pagare la benzina a 2 euro. Secondo quanto riportato da Tgcom24 in merito ad un indiagine condotta dall’Osservatorio Autoscout24 per Pit Stop – Radio 1 Rai, più di 8 italiani sono preoccupati per il caro benzina. Col raggiungimento di quota 2 euro, siamo arrivati ad un 25% degli intervistati ad aver cambiato mezzo di locomozione per i tuoi futuri spostamenti, mentre il 36% prenderà provvedimenti qualora la situazione cambi ulteriormente. Solo il 40% crede che questi cambiamenti non influenzeranno le proprie abitudini.
Ma la percentuale degli “abbandonisti” cambierà se la spesa mensile per il pieno dovesse diventare insostenibile. In un recente comunicato stampa, Autoscout24 ha segnato come: “Più della metà della popolazione italiana (il 53%) spende tra i 100 e i 300€ al mese per alimentare la propria auto, mentre il 14% supera la soglia dei 300€ mensili.”. Una soglia che aumenterà, visto che il Codacons segnala come oggi un pieno di benzina costi 9,50 euro in più, ovvero 228 euro in più in un anno. Se si calcola invece il rincaro del gasolio, un pieno arriva a costare anche 13,70 euro in più rispetto al recente passato, ovvero 329 euro in più all’anno.
E passare dai 100 ai 300 euro al mese odierni ai circa 400-600 euro al mese potrebbe diventare un disastro per gli automobilisti, già vessati anche dal rincaro della spesa alimentare, anch’esso colpito dal caro benzina per un 88%, sempre secondo la Coldiretti. Non a caso, comincia a cedere la fiducia degli stessi elettori: secondo il 43% degli intervistati, il Governo sarebbe il principale responsabile, dopo le compagnie petrolifere.
La speranza del picco del prezzo massimo
Per chi è giovane il prezzo della benzina a 2 euro sembra il picco assoluto mai registrato. In realtà chi guidava nel 1980 s’era già trovato con un caro carburante terrificante, con la benzina che nel 1980 arrivò a 850 lire, cioè 2,24 euro attuali. Il record del dopoguerra, rimasto finora imbattuto. Il motivo di questo super-rincaro era dovuto alle continue guerre nell’Asia Minore, in particolare la guerra del Kippur. Già nel 1973 i paesi Arabi disposero un embargo del petrolio a tutti i paesi Occidentali, facendo così schizzare il prezzo del greggio alle stelle. Con l’aggiunta della crisi tra Iran e Stati Uniti, seguita alla rivoluzione dell’Ayatollah Khomeyni del 1979, il petrolio alla fine raggiunse i citati 2,24 euro al litro.
Invece di bonus benzina e cartelli, i governi dell’epoca adottarono misure di austerity come contrasto ai prezzi record della benzina, come le targhe alterne e addirittura l’anticipazione delle trasmissioni televisione nazionali, come ricorda il Mattino. Sono misure che oggi fanno sorridere, anche perché non replicabili davanti all’urgenza di usare l’automobile sempre e dovunque. L’unica cosa che si sta replicando, e non fa ben sperare sull’arrivo del picco, è la stessa situazione geopolitica, che coinvolge anche in questo frangente alcuni degli Stati “cartello” di materie prime, quali la Russia e il Medio Oriente. Però paradossalmente può fa sperare, perché come accaduto negli anni Ottanta, finite le guerre il prezzo ha cominciato a scendere. Il punto è quando finiranno.