Sarebbero 4 gli interventi necessari per l’efficientamento energetico delle abitazioni imposti dalla direttiva Ue sulle case green, qualora entrasse effettivamente in vigore. Un nuovo cappotto termico che incapsuli e “isoli” termicamente l’edificio, una nuova e più efficiente caldaia, la sostituzione degli infissi e l’installazione del fotovoltaico. Tali interventi comporterebbero una spesa di 600 mila euro a condominio e 105 mila a villetta. Un’impresa difficilmente sostenibile per aziende e privati, almeno per quanto concerne l’Italia.
L’aggiornamento della classe energetica
Secondo la bozza messa a punto dal Parlamento europeo, tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E entro l’1 gennaio 2030, in quella D entro l’1 gennaio 2033. Per effettuare tale adeguamento, è richiesto un taglio dei consumi energetici di circa il 25%. L’obiettivo finale è raggiungere le zero emissioni entro il 2050.
Per migliorare di due classi energetiche è obbligatorio effettuare il cappotto termico dell’involucro e/o cambiare la centrale termica; nella pratica la sostituzione della centrale da sola non basta e si effettuano quasi sempre entrambi i lavori. A questi interventi, detti trainanti, si possono aggiungere altre opere dette “trainate” tese a migliorare ulteriormente le prestazioni dell’edificio: le più gettonate sono la sostituzione dei serramenti e l’installazione del fotovoltaico.
Il caso Italia e il Superbonus
Il Belpaese ha però un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro e per quanto riguarda il residenziale per gran parte di proprietà di privati che in maggioranza, senza un robusto intervento agevolativo del Fisco, non potrebbero affrontare i costi degli interventi necessari per raggiungere almeno la classe D.
L’unica nota positiva è che i lavori necessari sarebbero gli stessi previsti dal Superbonus (agevolazione fiscale che scende dal 110 al 90% a partire dal 2023). Per il resto, tutte le difficoltà, tempistiche e patrimoniali, sono dettate dal fatto che circa il 60% degli edifici in Italia si colloca oggi tra la classe F e G.
Insomma, la strada per la direttiva Ue sulle case green sembra già in salita e di fatti il voto a Bruxelles al momento è stato spostato in avanti di alcuni giorni. Secondo l’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili), in Italia “su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 risultano particolarmente inquinanti e non sono in grado di garantire le performance energetiche richieste”. Si tratta quindi di una spesa importante che toccherebbe tantissimi cittadini. Proprio per questo la partita alle istituzioni europee su questo fronte non può certo dirsi chiusa.