Il tema è caldo: il 28 maggio, entrerà in vigore in vigore la direttiva europea sulla prestazione energetica degli immobili. Dopo questa data, per chi potrà permettersela, partirà la corsa alle ristrutturazioni. Si parla di spese, stime del Codacons, tra i 35mila e i 60mila euro per un appartamento di 100 mq. L’obiettivo è ridurre in maniera netta il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti riconducibili a case e palazzi entro il 2035, con il fine ultimo di realizzare immobili a zero emissioni entro il 2050.
Ma come è messo intanto il patrimonio immobiliare italiano in termini di efficienza energetica?
A fare luce sull’argomento sono i dati raccolti dal Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE) che ha redatto una classifica delle regioni italiani in base al loro livello di prestazione energetica.
La classifica delle regioni italiane
Tra le regioni italiane per case green, vede la Valle d’Aosta al primo posto grazie ad un punteggio di 8,4 su 10: è prima per l’elevato numero di attestati di prestazione energetica APE (22,1%) – superiore alla media italiana di 14,3% di attestati – e per l’indice di consumo medio di energia rinnovabile (40,8 kWh/m2 anno).
La classifica nazionale difatti prende in considerazione variabili come gli APE green, che, come ricorda la guida di Acea Energia, deve contenere la classificazione energetica degli immobili, le emissioni di CO2 e gli indici di consumo medio di energia rinnovabile (EPgl,ren) e non rinnovabile (EPgl,nren).
La medaglia d’argento, invece, va al Trentino-Alto Adige con uno score di 7,9. Al terzo posto troviamo Lombardia – seconda per numero di attestati di prestazione energetica (20,7%) – e Basilicata – quarta per APE (18,6%) e per l’impiego medio di energia rinnovabile (25,9 kWh/m2 anno) –, che totalizzano entrambe un 7,6 su 10.
Fuori dal podio Marche (6,4) e Friuli Venezia-Giulia (6), seguite a pari merito da Abruzzo (5,8) – caratterizzato da basse emissioni di CO2 e da un uso ridotto di energie non rinnovabili – e Veneto (5,8) – penalizzato da un basso utilizzo di energia rinnovabile.
La classifica prosegue poi con Piemonte (5,4) e Toscana (5). Al nono posto, entrambe con un punteggio di 4,9, Puglia e Umbria: la prima, grazie al rilascio di basse quantità di CO2; la seconda, per l’alto valore di consumo medio di energia rinnovabile. Chiude la top 10 la Sicilia (4,7), prima per emissioni ridotte di anidride carbonica.
Tra le regioni meno virtuose, con margini di miglioramento, la Calabria (4,4), l’Emilia-Romagna (4,1) – prima per utilizzo di energia non rinnovabile con 240,7 kWh/m2 anno, superiore alla media annuale italiana di 203,7 kWh/m2 –, Molise (3,8) e Lazio (3,1), sulle quali pesa un numero estremamente ridotto di APE green rilasciati.
Batosta per le famiglie italiane
Sempre in merito al tema delle case green, solo poche settimane fa il Codacons ha calcolato che gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici comporteranno un costo medio compreso tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, e solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione la spesa può arrivare in Italia a 16mila euro.
I lavori di riqualificazione più comuni e che interessano cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari hanno costi molto diversificati a seconda della tipologia dei materiali scelti e dell’ubicazione territoriale degli edifici – analizza il Codacons – Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro.
Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 mq, la spesa va dai 3mila agli 8mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto – analizza il Codacons – Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati.
Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue determinerebbero quindi un costo complessivo medio tra i 35mila e i 60mila euro considerando una abitazione di 100 mq, e potrebbero determinare nel medio termine effetti enormi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di lavori di riqualificazione – conclude il Codacons.