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Case in vendita: altro calo del 5% del valore degli immobili

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ROMA (WSI) – Le case in vendita restano vuote, nonostante i prezzi siano in picchiata, perché nessuno riesce più a sottoscrivere un mutuo per acquistarle. Se la spirale negativa continuerà ad avvolgersi su se stessa, il mercato immobiliare non potrà risollevarsi. Gli ultimi dati Nomisma prevedono che il 2013 si chiuderà con un’ulteriore contrazione del 5% del valore degli immobili, forse in lieve miglioramento nel 2014.

La soluzione indicata dall’Istituto nel suo Rapporto Immobiliare è la riapertura dei canali del credito bancario: solo l’accesso ai prestiti online e tradizionali per comprare casa può invertire la tendenza. I numeri dell’ultimo anno sono quelli di una strage: le erogazioni di mutui sono state praticamente dimezzate (-47,4%), a causa soprattutto della maggiore severità dei criteri di valutazione dei richiedenti, tipica dei momenti di crisi.

“Il ridimensionamento dei prezzi – ha spiegato Luca Dondi, responsabile del settore immobiliare di Nomisma – non è, in assenza di un ripensamento delle politiche creditizie, un elemento sufficiente a riportare verso il comparto una quota significativa della domanda potenziale. Nonostante il quadro recessivo e la continua erosione del reddito disponibile, l’interesse per l’acquisto immobiliare delle famiglie italiane risulta più che doppio rispetto agli attuali livelli di attività”.

Fin quando non verrà rimosso questo ostacolo, secondo Nomisma, servirà quindi a poco che i prezzi delle case si stiano livellando a quote più basse in tutte le maggiori città italiane. Lo conferma l’allungamento del tempo di vendita, fenomeno in atto già dal 2011, che passa dal triste record di 13 mesi per i capannoni industriali e gli uffici, ai 9 mesi necessari per vendere un’abitazione nuova.

A proposito di nuove case, anche le costruzioni sono al palo. Lo certifica Eurostat, nel suo ultimo report sul comparto edile europeo, riportando ancora un segno meno in Italia. Il quarto trimestre del 2012 i cantieri sono diminuiti del 3,4% rispetto a quello precedente, e di ben il 14,9% su base annua. Peggio di noi solo sloveni (-21,6%), greci (-19%) e portoghesi (-18,5%).

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