NEW YORK (WSI) – Il modo con cui gli investitori stanno trattando sui mercati le società tecnologiche incominica a ricordare preoccupantemente il periodo tra il 1999 e il 2000, precedente allo scoppio della bolla dot com.
È il commento di chi di trading e bolle se ne intende: Art Cashin.
“Mi preoccupa un po’ quello che incomincio a sentire in giro: sono reminescenti del periodo 1999-2000”, ha detto il direttore delle operazioni svolte sulle piattaforme finanziarie di UBS Financial Services.
All’apice della bolla hi-tech, gli investitori hanno iniziato a valutare il numero di visitatori o di utenti più dei ricavi reali fisici.
In uno degli esempi più calzanti di questo fenomeno è quando Yahoo! ha comprato il sito di hosting GeoCities per circa $3 miliardi e 600 milioni a gennaio 1999, malgardo il fatto che le spese di GeoCities erano nettamente superiori alla miniscula quantità di fatturato.
Yahoo ha ignorato i fondamentali preferendo concentrarsi sul fatto che GeoCities fosse il terzo sito più visitato su Internet. Una volta scomparsi i clic, l’operazione di Yahoo si è rivelata un fallimento.
Valutare più gli utenti dei profitti potrebbe causare problemi. “Penso che la gente stia estrapolando, in un certo modo, un po’ come avvenuto 14-13 anni fa”.
Dopo tutto Facebook ha fatto un bel balzo in Borsa dopo i risultati trimestrali di luglio che hanno mostrato una buona monetizzazione nel settore portatile. Ma con un rapporto tra prezzo di Borsa e utili di circa 200 raggiunto giovedì, quando il titolo ha toccato i massimi di sempre, non si può nemmeno confrontare con un gruppo come IBM che ha un rapporto P/E di 12.
Cashin sta avendo un deja-vu che non gli piace per niente. “Per una persona all’antica come me, il trend di estrapolare gli utili futuri in base agli utenti e ai visitatori “fa suonare allarmi da tutte le parti”.