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Caso Diciotti: procura indaga Salvini per sequestro di persona

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Il ministro dell’interno Matteo Salvini è indagato dal Tribunale dei ministri di Catania (sezione reati ministeriali) per il reato di sequestro di persona in merito al caso della nave Diciotti. Il ministro, scrivono i giudici, ha abusato dei suoi poteri privando della libertà personale 177 migranti sulla Nave Diciotti.

Ha commesso plurime violazioni di norme internazionali e nazionali (…) l’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme finalizzate al contrasto dell’immigrazione irregolare.

Torno a essere indagato, in base all’articolo 605 del codice penale per sequestro aggravato di persone e minori, pena prevista da 3 a 15 anni. Manco fossi uno spacciatore o uno stupratore. Perché? Perché osai, secondo questi tre giudici del tribunale di Catania, bloccare lo sbarco quest’estate dei 177 migranti presenti sulla nave Diciotti. Adesso la parola passa al Senato della Repubblica. I senatori dovranno dire sì o no, colpevole o innocente, libero o a processo. Chiarisco subito: non cambio di un centimetro la mia posizione. Barche, barchini e barconi, scafisti, trafficanti, mafiosi o amici di tizio o ong olandesi e tedesche in Italia non sbarca nessuno”.

Così il vicepremier replica alla notizia in diretta Facebook rivolgendosi direttamente ai tre giudici siciliani sottolineando che non cambierà di un centimetro la sua posizione.

Sì, lo rivendico, lo confesso, lo ammetto: ho bloccato la procedura di sbarco dei migranti. Se questa è una colpa, se questo è un reato, sono colpevole di questo reato e mi dichiaro colpevole di altrettanti reati per i mesi a venire.

Ora la palla passa al Senato dove la maggioranza necessaria per evitare che Salvini finisca a processo è di 161 senatori. La Lega può contare su 58 voti a cui vanno sicuramente aggiunti sicuramente i 18 di Fratelli d’Italia. Il punto interrogativo è su Forza Italia, che conta oggi su 61 senatori ma è il ruolo che giocherà il Movimento 5 stelle quello fondamentale, anche se è difficile che il ministro dell’Interno non venga “salvato”.