Un primo anticipo della Cassa integrazione legata all’emergenza coronavirus arriverà entro il 15 aprile, dunque ben prima dei canonici 2-3 mesi di lavorazione delle pratiche.
È il risultato della convenzione sottoscritta da parti sociali (sindacati e imprese), Abi (Associazione bancaria italiana) e ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, che consente agli istituti di credito di anticipare tramite l’apertura di credito in un conto corrente apposito, se richiesto dalla banca, un importo forfettario complessivo pari a 1.400 euro, parametrati a 9 settimane di sospensione a zero ore (ridotto proporzionalmente in caso di durata inferiore), da riproporzionare in caso di rapporto a tempo parziale.
Si tratta dunque del periodo di copertura previsto dal decreto Cura Italia per i lavoratori delle imprese chiuse per l’epidemia. Ma che presto potrebbe essere allungato dal governo nel decreto di aprile.
Tempi record che, secondo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, difficilmente saranno rispettati.
“La procedura ordinaria per la gestione degli ammortizzatori sociali – spiega Rosario De Luca al Sole 24 Ore, presidente della Fondazione, con le regole attuali rende impossibile rispettare il termine del 15 aprile.
Senza contare che le Regioni nella maggior parte dei casi devono ancora aprire i canali web per avviare le procedure relative alla cassa integrazione in deroga”. Con le regole attuali i primi pagamenti potrebbero arrivare solo a fine maggio.
Come ottenere l’anticipo CIG
L’intervento intanto potrebbe coinvolgere 10 milioni di lavoratori tra Cassa integrazione ordinaria, in deroga e Fondo di integrazione salariale: compresi negozi, bar e microimprese anche con un solo dipendente per un totale di 5 miliardi di euro stanziati.
Come nel decennio della crisi finanziaria partita nel 2008, la convenzione si presenta come un’operazione a costo e burocrazia zero per il lavoratore. Di fatto le banche anticiperanno le somme e verranno poi recuperate direttamente da Inps.
Qualora l’importo complessivo della Cig fosse superiore ai 1.400 euro, sarà la stessa banca a integrare la differenza, una volta incassate le risorse extra dall’Istituto di previdenza “entro al massimo 7 mesi”.
Il lavoratore, sui cui non graveranno né costi né interessi, non dovrà fare nulla. Imprese, Inps e banche convenzionate intrecceranno l’Iban del suo conto corrente, dove saranno accreditati i soldi.
La convenzione favorisce anche la gestione delle pratiche in “remoto”, così da limitare l’accesso in filiale alle esigenze indifferibili, in coerenza con quanto concordato tra ABI e i sindacati dei bancari Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin lo scorso 24 marzo 2020.