Possono tirare un sospiro di sollievo i circa 500mila professionisti iscritti alle casse previdenziali private che il testo del decreto Rilancio lasciava nel limbo: il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha chiarito che anche per queste categorie di lavoratori (dagli avvocati agli architetti) sarà possibile accedere al bonus da 600 euro per i mesi di aprile e maggio.
Il versamento, per coloro i quali abbiano già ricevuto l’indennità relativa al mese di marzo non richiederà una seconda domanda. Così il ministro Catalfo su Facebook:
“Voglio fare chiarezza su una questione importante che coinvolge circa 500mila lavoratori: il bonus di 600 euro per i professionisti iscritti alle casse di previdenza privata che l’hanno già percepito a marzo verrà erogato anche per i mesi di aprile e maggio. L’art. 44 del Decreto Cura Italia conteneva, infatti, anche le risorse per le indennità di lavoratori stagionali, intermittenti, prestatori d’opera, lavoratori porta a porta che nel Decreto Rilancio sono stati inseriti in un’altra norma (art. 78)”. Il ministro ha poi aggiunto che per rendere operativa la misura si renderà necessario un decreto interministeriale, che sarà firmato “nei prossimi giorni” e “che assegnerà alla casse le risorse necessarie”.
La confusione nel testo del Dl Rilancio
Dalla lettura del decreto Rilancio era parso, in un primo momento, che i professionisti potessero essere stati esclusi dal “rinnovo” del bonus, nonostante l’articolo 78 si parlasse chiaramente “del riconoscimento anche per i mesi di aprile e maggio 2020 dell’indennità per il sostegno del reddito dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria”.
A sottolinearlo era stato lo Studio Cataldi, il cui sito web è fra i più seguiti sulle novità giuridiche:
“In realtà, nel D.L. Rilancio c’è un’altra disposizione che apparentemente rischia di mettere fuori gioco i professionisti che abbiano già percepito il bonus a marzo. Si tratta dell’art. 86 del D.L. 34/2020 rubricato “Divieto di cumulo tra indennità” il quale precisa che l’indennità di cui all’art. 78, oltre a non essere cumulabile con altre previste dallo stesso decreto (agli artt. 84, 85, 98), non è cumulabile neppure con quella di cui all’art. 44 del D.L. Cura Italia. Una contraddizione molto pericolosa che potrebbe mettere fuori gioco i quasi 500mila professionisti che hanno richiesto il sussidio per il mese di marzo”.
Le parole di Catalfo sembrano smentire la possibile contraddizione contenuta nel testo del decreto, evidentemente dovuta a una svista del legislatore.