Barcellona – Niente strappo per Barcellona. E’ un risveglio amaro quello di stamattina per Artur Mas, l’uomo che aveva lanciato il guanto di sfida secessionista a Madrid portando in piazza un milione e mezzo di persone. Ha già ammesso ieri sera, mentre scorrevano lenti i risultati degli exit poll, la sconfitta di fronte ai suoi militanti.
Il partita indipendentista catalano ha vinto nella regione, ma in ordine sparso. L’affluenza storica per il rinnovo del Parlamento regionale ha confermato il primo posto del suo Convergencia i Unio, il partito autonomista moderato, ma c’è stato un crollo di 12 seggi, da 62 a 50.
Per Mas, il presidente uscente della Generalitat, è una vittoria di Pirro: non solo non ha ottenuto la maggioranza eccezionale chiesta per avallare la sua sfida, quello di staccarsi da Madrid, ma ha perso 12 seggi rispetto al 2010. E ancora: si è allontanato dalla maggioranza assoluta di 68 seggi sui 135 del Parliament, alla quale puntava dopo aver convocato le elezioni anticipate.
“Siamo lontani dalla maggioranza che avremmo voluto raggiungere”, ha detto il presidente, sottolineando che “la gente ha parlato, e siamo consapevoli delle conseguenze di questo voto”. Nonostante tutto ha ribadito che “non esiste nessun governo alternativo” senza CiU e ha concluso dicendo di “non essere pentito di avere chiamato il popolo alle urne”.
Secondo un sondaggio solo il 37% dei catalani sarebbe davvero pronto ad un’avventura da soli, fuori dall’Unione europea. Gli industriali spagnoli sono fortemente contrari.
Nessuno si stupisce quindi se nella regione le forze indipendentiste si siano dirottate su Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), che ha raddoppiato i seggi, diventando la chiave per realizzare il progetto secessionista con 21 seggi. E’ avanzato nel Parlamento il fronte dei partiti favorevoli a un referendum sull’Estato Propio, ossia lo Stato indipendente o almeno più autonomo rispetto ad oggi.
Se la strada di Mas appare in salita già a Barcellona, lo è ancora di più al di fuori dalle frontiere della Regione, in Spagna e nell’Unione europea, dove le incertezze e i dubbi sono ancora più numerosi. Come dire se proprio un giorno la Catalogna dovesse calcare la strada della secessione, non sarà Mas a indicarne la via.