Approda oggi in Consiglio dei ministri la delega fiscale, la riforma sul fisco targata Mario Draghi e insieme alla delega, è attesa la Nota di aggiornamento al Def. Tanta la carne sul fuoco, dal taglio dell’Irpef alla riforma catastale all’addio dell’Irap.
Riforma fiscale approda oggi in Cdm
Partendo dalla riforma del Catasto, l’obiettivo è di allineare i valori immobiliari a quelli di mercato il che significherebbe cambiare le attuali categorie catastali, cosa che condiziona la tassazione sulla casa con l’Imu e anche la situazione reddituale fotografata con l’Isee. Nell’ipotesi di riforma, le prime case resterebbero esentate e con le nuove regole il Fisco non incasserebbe di più ma verrebbero riequilibrati i criteri, in modo che, per esempio, chi vive in periferia paghi meno e chi ha casa in una zona di pregio spenda di più.
Concorda sull’idea di scattare una “fotografia delle rendite catastali, che sono vecchie di mezzo secolo” il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin (Italia Viva), sottolineando però pure lui che la tassazione “non va aumentata di un euro”.
La tassazione così com’è, commisurata a valori catastali sbagliati, è un’ingiustizia. C’è gente con case che hanno perso valore, come nelle aree interne, che continua a pagare di più e chi invece si trova in contesto dove la casa è stata valorizzata anche per l’intervento pubblico” che ha migliorato i servizi della zona: “non è giusto e bisogna intervenire, se si va nella direzione di maggior giustizia non ci si deve spaventare”. La sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra (Leu) ospite di SkyTg24 Economia.
L’intervento potrebbe essere accompagnato da una limatura dell’Irap, tassa sulle attività produttive pagata dalle imprese, di cui da tempo e da più parti si chiede la riduzione o l’abolizione. Tutto questo sarà possibile solo in presenza di un accordo tra i partiti, che hanno già manifestato tutta la loro distanza sul tema della riforma del catasto.
Riforma catasto: le posizioni dei partiti
Dico no “alla patrimoniale occulta sulla casa alla quale sta tramando il ‘Governo dei migliori'” su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“L’aggiornamento delle rendite catastali, di cui si parla sempre più insistentemente, rischia di diventare per gli italiani una tassa carissima e inaccettabile tanto più in questo momento di terribile crisi economica”. “Cosa significa in concreto rivedere le rendite? Significa aumentare considerevolmente il valore presunto dell’immobile e quindi l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, l’imposta di successione e l’Imu”.
Tra i partiti contrari anche Lega e Forza Italia, che hanno dichiarato di essere contro “qualsiasi” intervento sulle tasse sulla casa.
Forza Italia è contraria a patrimoniali e a nuove tasse sulla casa”, ha dichiarato Antonio Tajani. “Sulla riforma del fisco Forza Italia propone di partire dal testo in discussione in Parlamento. Si tratta di una legge delega. Nel dettaglio diremo la nostra quando ci saranno i decreti delegati. Apprezziamo la linea esposta da Draghi in Confindustria: no ad aumenti delle tasse”
Dalla Lega, Matteo Salvini chiede al premier Draghi di “stoppare la voglia di tasse del Pd”.
Per quanto invece riguarda la posizione dei sindacati, la Uil ritiene necessaria la riforma del catasto per “riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni e mai attuata”. Di segno opposto Confedilizia che tramite il presidente Giorgio Spaziani Testa afferma:
“Se c’è un’urgenza in campo immobiliare non è certo la riforma del catasto, bensì una netta riduzione della tassazione, specie quella di natura patrimoniale. Basti pensare al fatto che, dal 2012, l’Imu pesa 12-13 miliardi in più ogni anno rispetto all’Ici”.
Le altre misure allo studio
Oltre alla riforma catastale, nel mirino del governo entrerebbero anche le imposte sostitutive Irpef. Stando a Il Sole 24 Ore, si starebbe pensando ad imporre un “modello duale”, un sistema che prevede un’imposta proporzionale da applicare esclusivamente sui redditi di capitale. Obiettivo resterebbe comunque quello di riordinare il tutto, visto che la moltiplicazione delle sostitutive avrebbe prodotto “un carico fiscale diseguale tra le varie fonti di reddito”.
Non dovrebbe essere riallineata all’Irpef, invece, l’aliquota degli autonomi (5% e 15%): nel mirino, invece arriverebbero i coefficienti di redditività che costituiscono l’imponibile su cui applicare in modo proporzionale l’aliquota, non modificati dopo l’incremento della soglia di ricavi/compensi per l’accesso a regime agevolato fino a 65mila euro.