Economia

CBDC, cosa sono e quali opportunità offrono?

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Nel secondo trimestre 2023 la Commissione terminerà la fase investigativa relativa all’euro digitale e inizierà a delineare una prima proposta di regolamentazione. Questo non significa che si passerà automaticamente all’adozione e al rilascio di euro digitale, ma si tratta di un primo passo avanti compiuto dall’Europa e dalla BCE per lo sviluppo di una  CBDC (Central Bank Digital Currency) europea, ossia una valuta digitali emessa dalle banche centrali.

Cosa sono le CBDC

Le CBDC sono valute digitali emesse dalle banche centrali con un corso legale; pertanto, possono essere usate come mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore. La loro modalità operative e la possibilità di produrre valore non sono tuttavia ancora completamente definite ed è necessario un impegno congiunto degli attori coinvolti per concludere questa fase esplorativa.

Le opportunità delle CBDC

In uno scenario in cui stanno prendendo sempre più piede i pagamenti digitali e le criptovalute, anche l’importanza degli operatori non bancari diviene sempre più grande. Ciò potrebbe indebolire le banche, in particolare quelle centrali. Questo spiega le loro preoccupazioni e in parte la decisione di scendere in campo attraverso le CBDC. Queste ultime offrono anche l’opportunità di ridurre l’uso del contante, con tutti i risparmi del caso su conio, stampa, trasporto e custodia di monete e banconote.

In Europa, l’euro digitale potrebbe altresì contribuire  a mantenere nel continente i proventi delle transazioni attualmente realizzate con carte di credito, i cui circuiti emittenti sono basati oltreoceano. Secondo le stime più recenti della Banca Centrale Europea, circa metà delle transazioni europee sono svolte attraverso carte di credito, con una crescita del 17,1% nel 2022 rispetto all’anno precedente.

I rischi delle CBDC

Una rapida circolazione della valuta digitale potrebbe portare a un drenaggio dei fondi dalle banche, intaccando la loro raccolta e quindi innescando un credit crunch. Inoltre, la conversione dei depositi in CBDC potrebbe facilitare le corse agli sportelli in caso di crisi finanziarie. Per scongiurare questi rischi, la Bce sta pensando per l’euro digitale di:

  1. introdurre vincoli quantitativi all’ammontare di valuta digitale detenibile su base individuale;
  2. applicare una remunerazione penalizzante al di sopra di una determinata soglia di CBDC, in modo da disincentivare gli investimenti in euro digitale.

Il dibattito su questi limiti è tuttora aperto: alcuni osservatori vicini alla Bank of England ad esempio, mettono in guardia dal fatto che un’introduzione troppo prudente della CBDC genererebbe benefici assai inferiori ai costi da sostenere per lanciarla e gestirla, specie in caso di una sua scarsa diffusione.

Proprio il rischio che le persone non utilizzino le CBDC è uno dei maggiori punti di dibattito. “All’euro digitale dovranno essere associati dei valori aggiunti e dei vantaggi concreti per le banche e i clienti finali. Altrimenti, sarà molto difficile modificare le abitudini dei  consumatori come le sperimentazioni in corso nel mondo stanno dimostrando”, ammonisce Paolo Gianturco, Business Operations & FinTech Leader di Deloitte.

A che punto è la sperimentazione di CBDC?

Come evidenzia lo studio “The experimentation of CBDCs globally”, condotto da Deloitte, ben 24 paesi si sono aggiunti ai 90 già impegnati nello sviluppo delle CBDC. Il 10% di essi ha già emesso una valuta digitale, il 16% è ad uno stadio di sperimentazione pilota e il 30% nella fase di sviluppo.

Non esiste tuttavia un’unica tipologia di CBDC e al momento numerose sono in fase di test. Nessuna banca centrale si è affidata alla tecnologia blockchain per motivi di: performance, scalabilità, interoperabilità, insicurezza del ricorso a una soluzione di tipo “private blockchain” o impossibilità di controllo centrale nel caso di una di tipo “public”.

Il ruolo delle banche

Nel frattempo, “le banche stanno manifestando l’esigenza di comprendere quale sarà per loro il   modello di business sottostante l’emissione della CBDC. In particolare in Europa, dove è stata espressa la preferenza di distribuire il digital euro attraverso intermediari regolamentati.” osserva Alessandra Ceriani, FSI Consulting Leader di Deloitte Central Mediterranean. “È palese, infatti, che in questo caso esse dovranno sostenere costi rilevanti per creare le tecnologie e le infrastrutture necessarie al lancio e alla gestione dell’euro digitale mentre non risultano espliciti i ritorni di cui potranno beneficiare.”

Secondo la Bce, le CBDC dovranno essere impiegate prevalentemente per i pagamenti B2C. Possono essere impiegate anche per le transazioni B2B e wholesale, oltre che come collaterale anche per la gestione delle riserve dei singoli operatori bancari presso le banche centrali nazionali.

Da definire ancora i temi delle transazioni cross-border e dell’interoperabilità con le CBDC di altre aree geografiche. Due questioni che stanno molto a cuore alle banche, e cui un euro digitale attivo solo nell’area Sepa non darebbe risposta. Restano da capire anche i costi di gestione delle CBDC, soprattutto per verificare che siano effettivamente inferiori a quelli delle monete tradizionali. Gianturco avverte:

“Un approccio del tipo trial & error a cui ci hanno abituato le esperienze delle startup e delle fintech non sarebbe in questo caso facilmente sostenibile considerati gli ingenti investimenti previsti e gli attori coinvolti. È necessario dunque accelerare il confronto tra gli stakeholder, ascoltando in primo luogo banche e utenti finali, per affrontare i temi ancora aperti e definirne i contorni e le soluzioni”.