Per Tim il secondo trimestre segna il ritorno del segno positivo nel mercato domestico, per la prima volta dopo cinque anni. Tradotto in numeri: i ricavi totali sono saliti a quota 2,9 miliardi di euro, con l’Ebitda organico che ha toccato quota 1,1 miliardi. Numeri positivi che l’a.d. Pietro Labriola (alla guida di Tim dall’inizio del 2022, prima era al timone della controllata brasiliana) ha commentato nel corso della conference call di oggi, riassumendo così la prima parte dell’anno: “Abbiamo mantenuto le promesse fatte: Tim Brasil va meglio del previsto, il mercato domestico è tornato a crescere a livello di ricavi e l’ebitda si è stabilizzato”.
I numeri della ripresa in Italia
Soffermandosi sul business domestico, Tim ha precisato che i ricavi totali “registrano la prima crescita dopo 20 trimestri”, con una crescita dello 0,6% su base annua a quota 2,9 miliardi di euro. I ricavi da servizi ammontano a 2,6 miliardi e sono in via di stabilizzazione, con una differenza anno su anno pari a -0,9% (-2,4% YoY nel primo trimestre 2023). I ricavi da servizi fissi sono stabili (+0,2% a/a). Dopo 21 trimestri, il trend dell’Ebitda si è stabilizzato, registrando una crescita dello 0,5<5 su base annua a 1,1 miliardi di euro. Sempre sul piano domestico proseguono le attività di transformation, la focalizzazione sui costi e la revisione dei business model alla luce dello sfidante contesto industriale e finanziario.
L’altra spinta arriva dal Brasile che Labriola ha ribadito essere un asset strategico per il gruppo. Tim Brasil ha conseguito ricavi da servizi in crescita del 9,5%, a 1,1 miliardi di euro e un Ebitda al netto delle componenti non ricorrenti in aumento del 17,3%, a 0,5 miliardi di euro.
Guardando ai risultati nel complesso, Tim ha chiuso il primo semestre con una perdita di 813 milioni di euro contro il rosso di 483 milioni dell’analogo periodo del 2022, scontando l’effetto negativo di oneri netti non ricorrenti per 437 milioni (287 milioni nel primo semestre 2022). I ricavi da servizi hanno evidenziato un aumento del 2,3% su base annua a 7,2 miliardi, dall’Ebitda di gruppo che è cresciuto del 4,7% a 3,1 miliardi, “pienamente in linea con i target del 2023”. Nel solo secondo trimestre, per Tim la perdita è stata di 124 milioni contro i 279 milioni di euro del secondo trimestre 2022, mentre i ricavi totali si sono attestati a 4 miliardi di euro (+2,8%) e l’Ebitda è stato pari a 1,6 miliardi di euro (+5,6%). I ricavi da servizi di gruppo sono ammontati a 3,7 miliardi (+1,8% a/a). Per quanto riguarda il capitolo debito, Tim ha evidenziato che l’indebitamento finanziario netto rettificato è stato pari a 26.163 milioni di euro al 30 giugno 2023, in aumento di 799 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2022 (25.364 milioni di euro).
Questione Rete sul tavolo, entro il 30 settembre offerta vincolante di KKR
Resta sul tavolo il dossier Rete in vista della scadenza del 30 settembre, entro la quale il fondo Usa KKR (scelto lo scorso 22 giugno) presenterà la sua offerta vincolante. Sulla questione Tim si è espressa così:
“Il piano di Delayering per la cessione di NetCo sta procedendo secondo i programmi stabiliti: dopo la decisione del consiglio di amministrazione di Tim dello scorso 22 giugno di avviare in esclusiva la negoziazione con KKR, sono in corso tutte le attività necessarie per arrivare alla ricezione di un’offerta conclusiva vincolante entro e non oltre il prossimo 30 settembre”.
Su questo punto l’a.d. ha spiegato “il nostro piano passa per scelte che hanno ragioni industriali e servono per ridare all’azienda opzioni strategiche “. “La tabella di marcia che ci siamo dati è chiara e, se c’è la volontà di chiudere la partita, in un anno potremmo scorporare la rete”, ha rimarcato il manager a “Il Sole 24 Ore”.
Certo, c’è sempre la ferma opposizione di Vivendi, primo socio di Tim con una partecipazione di quasi il 24 per cento. Qualche giorno fa Arnaud de Puyfontaine, ceo del gruppo francese, che ha lasciato il board di Tim all’inizio del 2023, ha ribadito che “la rete è il gioiello di Telecom e quindi deve essere pagata il giusto prezzo, mentre da quanto si legge nelle indiscrezioni le offerte arrivate alla società sono molto inferiori al vero valore della rete”.
Labriola ha tuttavia precisato che “questo momento non va sprecato”, fermo restando il fatto che “è fondamentale il dialogo tra tutti i soci e i vari stakeholder: Vivendi può giocare un ruolo chiave e portare tutti al confronto in maniera costruttiva è importante”.