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CDL AVANTI DI 10 PUNTI

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(WSI) – Secondo diversi osservatori, gli italiani hanno accolto con favore la caduta del governo Prodi. Suggeriscono questa impressione molti dati sulla pubblica opinione: ad esempio, la popolarità dell’esecutivo era scesa, nelle ultime settimane, a livelli particolarmente bassi, accompagnata in questo dai giudizi negativi formulati anche su quasi tutte le istituzioni politiche.

Ancora, in un sondaggio effettuato proprio qualche giorno fa, la maggioranza relativa auspicava la caduta del governo e l’indizione di nuove elezioni, mettendo in secondo piano l’ipotesi di un esecutivo tecnico. È indicativo il fatto che, rispetto ad un’analoga ricerca condotta dodici mesi fa, risulta notevolmente aumentata (di quasi il 10%) la quota di elettori del centrosinistra che vorrebbe la fine dell’esperienza del Professore e il ritorno immediato alle urne. Analogamente, nel segmento cruciale degli indecisi, la richiesta di nuove elezioni ha visto in un anno un accrescimento di quasi il 20%.

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Insomma, l’elettorato sembra, per la gran parte, auspicare un ritorno alle urne. Più per scoramento che per entusiasmo. Infatti, esso non può essere definito proprio «contento» della situazione che si è creata. La crisi di governo ha accresciuto il già esteso malumore presente nel Paese: due italiani su tre si dichiarano pessimisti per il futuro dell’Italia. E più del 40% esprime lo stesso atteggiamento per ciò che riguarda il proprio destino personale. Questo orientamento riguarda in particolare l’economia.

L’indice della fiducia dei consumatori, elaborato mensilmente dall’Isae, ha subito, proprio negli ultimi giorni, una nuova discesa, registrando i valori più bassi da tre anni a questa parte. Nello specifico, sono peggiorate drasticamente le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese. Non sorprende dunque il fatto che, anche nell’Osservatorio Ispo, metà degli italiani preveda per i prossimi mesi un acuirsi della crisi economica del Paese e, quel che è forse peggio, il 30% intraveda anche un deterioramento della propria condizione.

È con questo stato d’animo che i cittadini si avviano alle nuove (probabili) elezioni. Il cui esito sembrerebbe scontato: tutte le indagini sulle intenzioni di voto mostrano una prevalenza, piuttosto netta, del centrodestra. Il distacco varia dai 10 ai 15 punti: nel complesso, la Cdl otterrebbe attorno al 56%, mentre il centrosinistra si posizionerebbe tra il 43 e il 44%. Un margine così consistente sembrerebbe permettere alla Cdl di disporre di una maggioranza adeguata in entrambi i rami del Parlamento, anche al Senato. Attraverso un apposito modello statistico, il Prof. Roberto D’Alimonte, dell’Università di Firenze, ha stimato che, in caso di elezioni, il vantaggio al Senato della Cdl oscillerebbe tra 35 e (caso meno probabile) 11 seggi. Insomma, la governabilità sembrerebbe assicurata, anche se, certo, le forze minori presenti nel centrodestra giocherebbero ancora un ruolo rilevante e condizionante.

Tuttavia, benché probabile, lo scenario qui descritto è tutt’altro che certo. Gli esiti reali delle consultazioni potrebbero infatti vedere, soprattutto a seguito della campagna elettorale, una distanza diversa tra le coalizioni. Il dato attuale sulle intenzioni di voto va quindi ancora interpretato con estrema prudenza. Per almeno due motivi: 1) l’alto numero di indecisi e potenziali astenuti: nell’ultima rilevazione da noi effettuata, un elettore su quattro ha affermato di non sapere ancora cosa votare; 2) l’«effetto Partito democratico/ Veltroni» sul centrosinistra.

La maggioranza degli elettori dell’ex Unione dichiara di preferire, per le prossime elezioni, la leadership del sindaco di Roma a quella del Professore e di apprezzare la decisione del Pd di «correre da solo». In alcuni sondaggi, la citazione esplicita del Pd in lizza autonomamente e di Veltroni come candidato leader del centrosinistra, porta addirittura ad un capovolgimento del risultato e ad una vittoria potenziale di quest’ultimo. C’è in ogni caso un «effetto Pd/Veltroni» concretamente misurabile: più del 10% dell’elettorato (pari a più del 20% dei votanti potenziali per il centrosinistra) dichiara che voterebbe la coalizione solo in presenza di Veltroni leader e che si asterrebbe in caso contrario.

Secondo queste rilevazioni, dunque, il risultato per il Pd sarebbe assai diverso (con una variazione dell’ordine del 10%) se si presentasse da solo o coalizzato con altri partiti. Insomma, malgrado tutto, il quadro è ancora confuso. L’unica certezza sta purtroppo nel pessimismo e nel crescente sentimento di «distacco» e di estraneità degli italiani dalla politica e dalle istituzioni, indotto sia dall’evolversi della crisi in atto, sia, ovviamente, dall’acuirsi dei problemi del Paese.

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