ROMA (WSI) – Bail-in? “Un errore clamoroso”. E’ quanto afferma Carlo Messina, CEO e consigliere delegato di Intesa SanPaolo, commentando le nuove regole europee, che hanno sostituito il bail-out (salvataggio delle banche da parte dei contribuenti) con, appunto, il bail-in (con cui partecipano al salvataggio azionisti, detentori di obbligazioni subordinate e anche correntisti con risparmi superiori alla soglia di 100.000 euro). Addirittura, Messina dice: “Mi sarei incatenato davanti al Parlamento”.
Parlando in occasione del congresso Fabi, Messina ha sottolineato che il bail-in dovrebbe prevedere il coinvolgimento soltanto degli investitori istituzionali e ha precisato che l’errore clamoroso è stato inserire anche i bond bancari retail che servono al funding.
Il numero uno di Intesa SanPaolo si è detto inoltre scettico su un intervento da parte dello Stato per salvare le banche:
“Il sistema bancario italiano è solido e noi in particolare siamo ancora più solidi” ha detto, facendo riferimento a Intesa SanPaolo, a margine del congresso Fabi. Dunque, il numero uno della banca italiana non crede a “un ingresso del capitale pubblico nelle banche”. “Credo che ci sia una esagerazione nella percezione del problema delle sofferenze, che sono più che coperte dal valore delle garanzie. Credo che bisogna ridurre l’enfasi su questo aspetto. Se è necessario lavorare, bisogna farlo come sta facendo il fondo Atlante garantendo una dismissione delle sofferenze a valore di carico. L’idea di fare aumenti di capitale per svalutare le sofferenze ai prezzi che indicano gli investitori mi sembra sbagliata”.
Proprio a proposito del fondo Atlante, per Messina è fondamentale che tale fondo valorizzi Popolare di Vicenza e Veneto Banca, lavorando sulle sofferenze in base al mandato degli azionisti.
“La prossima sfida del fondo Atlante è lavorare sulle sofferenze, che devono essere lavorate a valori prossimi a quelli di carico. Altrimenti mi rivolgevo a BlackRock“.
Sulla banca Intesa SanPaolo, il banchiere ha espresso fiducia: “Il piano di Intesa Sanpaolo al 2017 sarà realizzato. Non ho alcun dubbio”, e ha aggiunto inoltre che “le caratteristiche del nuovo piano riguarderanno logiche di business”. Si tratterà, dunque, di “un piano di crescita e opportunità e non di esuberi“.
Affrontato anche il nodo di RCS.
“Ho molta stima di Urbano Cairo. Lo considero un imprenditore capace che sa gestire le aziende collegate alla stampa e ai media”, aggiungendo che le “le soluzioni industriali sono quelle che hanno la capacità di avere successo per il bene dell’azienda” .
Non è mancata una critica più o meno esplicita verso Unicredit:
“Un’azienda non può sfiduciare un amministratore delegato senza avere un nuovo capo pronto. Visto da fuori, è un pò singolare quanto sta avvenendo”. E’ comunque nell'”interesse di tutti che UniCredit sia forte e ben guidata”.
E all’interrogativo su chi sarebbe l’AD ideale di Unicredit, ha risposto semplicemente:
“Deve essere un uomo che conosce la banca e sa gestire le banche”.