Una licenza di moneta elettronica (o licenza e-money) permette di offrire servizi di pagamento e altri prodotti di servizi finanziari, ma non di operare come un istituto di credito o di usare il termine “banca” nel nome o nei materiali di marketing.
Cosa possono fare gli Istituti di Moneta Elettronica (Imel)
In generale, gli Istituti di Moneta Elettronica (Imel), ossia gli istituti dotati di licenza e-money, possono:
- Accettare i fondi dei clienti e cambiarli in moneta elettronica, ma senza gestirli. I clienti possono usare i conti e-money come portafogli digitali, ma non possono guadagnare interessi su di essi o andare in scoperto;
- Offrire carte di debito, trasferimenti da conto a conto, ordini permanenti e addebiti diretti, ma non prestiti come prodotto indipendente;
- Mettere a disposizione dei clienti alcuni prodotti di servizi finanziari digitali, come il cambio di valuta estera.
Come le licenze bancarie complete, quelle per la moneta elettronica emesse nei paesi europei hanno diritti di passporting, ossia possono offrire i servizi nel resto dell’UE e dello SEE. Detto questo, sono le autorità nazionali di regolamentazione dei servizi finanziari che approvano le domande, mentre la BCE non è coinvolta. Il processo di richiesta di licenza è anche più breve e meno complesso.
Le persone chiave devono provare di essere “adatte e corrette”, e l’azienda deve dimostrare di avere le giuste tecnologie, partnership e controlli di gestione del rischio. Il requisito di capitale minimo invece è molto più basso: 350 mila euro. Inoltre, dato che non si possono correre rischi con i soldi dei clienti non c’è bisogno di aderire a uno schema di compensazione dei depositanti.
Imel vs. banche
A differenze delle banche, gli Imel non possono:
- Gestire il denaro dei clienti, incluso investirlo o usarlo per emettere prestiti ad altri clienti con un profitto;
- Offrire conti fruttiferi;
- Offrire prodotti di prestito autonomi come mutui o prestiti personali;
- Possedere altre licenze. Infatti, oltre all’attività bancaria, le banche possono anche ottenere licenze speciali (una licenza per istituti di pagamento, o una licenza per il commercio di titoli, per esempio) che permettono loro di offrire una gamma più ampia di prodotti e creare ulteriori flussi di reddito.
Poiché le banche possono correre dei rischi con il denaro dei clienti, devono seguire dei requisiti normativi molto severi e sono sottoposte a un maggior controllo rispetto agli istituti di e-money. Il che significa che hanno meno flessibilità nelle operazioni.
Dal canto loro, gli istituti di moneta elettronica devono tenere il denaro dei clienti al sicuro in un conto separato presso una banca autorizzata. Questo rende l’Imel dipendente da fornitori terzi, il che può renderlo meno agile. Dato che non possono correre rischi con i soldi dei clienti, non c’è nemmeno l’obbligo di aderire a uno schema di compensazione dei depositanti. Ma il fatto che i depositi non sono protetti dal Fitd (Fondo Interbancario Tutela dei Depositi) potrebbe scoraggiare i clienti ad affidarsi a un Imel rispetto a una vera e propria “banca”.
Infine, la maggior parte delle licenze di moneta elettronica hanno limiti sul volume delle transazioni, che possono limitare la scalabilità dell’azienda e la velocità di crescita. Il lato positivo è che le licenze di moneta elettronica sono state specificamente progettate per permettere alle non-banche di competere con le banche. Dato che esistono restrizioni su quali tipi di servizi si possono e non si possono offrire, c’è più flessibilità operativa. E questo permette loro di essere più agili e rapidi nell’innovazione.
Come ottenere una licenza bancaria o di e-money
Ad ogni modo, una società che volesse operare come banca o Imel non deve ottenere necessariamente in prima persona chiedere una licenza bancaria completa o di moneta elettronica. Esistono infatti piattaforme di Banking-as-a-Service (BaaS) che offrono questo tipo di licenze. La principale piattaforma europea di Banking-as-a-Service è la tedesca Solarisbank. La società, sbarcata nel nostro paese nel 2021, è guidata nel nostro paese da Federico Roesler Franz e regolata dalla BaFin, la Consob tedesca.