New York – Per gli amanti delle teorie del complotto S&P, Fitch e Moody’s, le tre agenzie di rating che controllano il 95% del mercato, sono “colpevoli” di avere creato e alimentato crisi economica e speculazione.
Ma per altri l’ambasciatore non porta pena e in molte occasioni le tre societa’ non hanno fatto altro che mettere nero su bianco quanto gia’ espresso da molti economisti. Il caso dell’area euro, poi, un blocco di 17 paesi diversi a cui corrisponde una sola banca centrale, non puo’ essere paragonato a quelli di Regno Unito e Stati Uniti, che possono stampare denaro a piacimento. L’accusa dei complottisti contro le agenzie e’ infatti quella di riservare un trattamento di favore a Londra e Washington, che ancora mantengono un giudizio di tripla A nonostante gli elevati livelli di debito.
Le tre agenzie maggiori al mondo, che vengono soprannominate “le tre sorelle”, hanno subito una pioggia di critiche dopo lo scoppio della crisi subprime. A finire nel mirino e’ stato il tempismo – decisamente sospetto – nel declassare gli strumenti finanziari derivati legati ai mutui ad alto rischio. Visto il ritardo dei giudizi, le accuse sono state in quel caso per molti versi giustificate. Ma prima di scagliarsi contro le agenzie a priori, e’ necessario verificare chi sono i padroni del rating internazionale che gestiscono diciannove ventesimi del mercato.
Nate nei primi anni del ’900, le agenzie sono passate per alterne fortune – S&P addirittura e’ passata per un fallimento, quando Poor’s resuscito’ in seguito a un merger con Standard nel 1941 – e prima di diventare i giganti che conosciamo oggi, controllavano conti e “affidabilità” di municipalizzate e singole societa’. Con un’indipendenza e attendibilita’ inattaccabile.
Da allora qualcosa e’ cambiato, tuttavia. Utilizzando come fonte i dati comunicati dalle agenzie nell’agosto dell’anno scorso, il miliardario Warren Buffet, attraverso la Berkshire Hathaway risulta essere il primo investitore singolo nell’agenzia Moody’s, con una quota del 12,47%. Curiosamente, l’oracolo di Omaha è stato “declassato” dalla concorrente S&P’s la scorsa estate.
Ma i destini di Moody’s e S&P’s sono legati anche a grandi fondi statunitensi come Vanguard Group, Blackrock, Capital World Investors, State Street e T Rowe Price Associates che controllano il 29,69% di McGrow Hill – società che possiede S&P’s – e il 31,2% di Moody’s. Da qui l’idea che la riduzione dei rating degli stati sovrani europei sia un complotto macchinato dai poteri forti statunitensi per indebolire i rivali europei e fare soldi speculando al ribasso.
Nel dettaglio, S&P’s è controllata al 12,45% da Capital World Investors, al 5,44% da Blackrock, al 4,7% da Harold McGrow III, al 4,3% da State Street, 4,2% da Vanguard Group, al 3,8% da Oppenheimerfunds, al 3,3% da T Rowe Price Associates, al 2,9% da Jana Partners e al 2,3% da Ontario Teachers Pension Plane. Il restante 56,61% è invece controllato da altri minori e dal mercato.
Moody’s, invece, è controllata al 12,47% da Berkshire Hathaway, al 12,3% da Capital World Investors, al 6,6% da Blackrock, al 6,3% dal Davis Selected Advisers, al 5,6% da T Rowe Price Associates, al 3,7% da Capital Research Global, al 3,6% da Valueact Holdings, al 3,4% da Vanguard Group, al 3,3% da State Street, all’1,5% da Executive Manager e al 41,23% da minori e mercato.
Fitch, infine, a differenza delle altre due agenzie “maggiori” non è quotata in borsa ed è posseduta al 60% dai francesi di Fimalac e dalla Hearst Corporation. In questo caso difficilmente si puo’ parlare di complotto contro il Vecchio Continente.