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Chi finanzia Monti

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ROMA (WSI) – In uno dei documenti che migrano in questi giorni, dagli uffici di Italia Futura di Montezemolo al nuovo media center della campagna elettorale di Mario Monti, compaiono alcuni dei finanziatori della salita in campo del Professore: non ci sono le cifre, ma ci sono i nomi. È un pezzo di capitalismo italiano che ha creduto nel progetto del presidente della Ferrari, il cui aiuto sta confluendo oggi nelle disponibilità del movimento politico del capo del governo: i settori sono tanti e diversi, dalle costruzioni alla moda, sino alla farmaceutica; fra le persone figurano manager e imprenditori più o mano famosi.

Sembra che nelle casse del movimento siano rimasti al momento 4 milioni di euro: sono ritenuti pochi, almeno da qui alla data del voto. Per questo a giorni partirà una raccolta di fondi all’americana, con tanto di sottoscrizioni on line e probabilmente anche con la pubblicazione dell’elenco dei finanziatori. Quelli che hanno già dimostrato un interesse tangibile, nel recente passato, sono parecchi: nell’elenco compare Marco Tronchetti Provera (Pirelli), Diego Della Valle (Tod’s), Fabrizio Di Amato (Tecnimont), Sergio Dompè (farmaceutica), Lupo Rattazzi, famiglia Agnelli (Exor), Alberto Galassi (ad di Piaggio Aero), Flavio Repetto (gruppo Elah Dufour), Francesco Merloni (termosanitari), Claudio de Eccher (Rizzani de Eccher, ponti e metropolitane), Carlo D’Asaro Biondo (Google, presidente Europa Sud e Africa, country manager per l’Italia), l’imprenditore Paolo Fassa, Pietro Salini (costruzioni), Benito Benedini (ex presidente Assolombarda).

Tutti hanno contribuito ma non tutti hanno gradito la declinazione attuale della «salita in campo» del Professore: alcuni dei finanziatori hanno smorzato l’entusiasmo dopo aver appreso che si formava una coalizione, con l’alleanza a vecchi partiti come Udc e Fli, piuttosto che una lista unica, che avrebbe rappresentato a loro giudizio un’offerta più innovativa e meno legata al passato.

In ogni caso sembra che il target di una rincorsa sia oggi fissato a 10 milioni di euro: nonostante il blasone e la solidità finanziaria di tanti finanziatori evidentemente il livello dei contributi acquisiti non è stato sufficiente. Del resto nello staff di Monti sono in corso progetti molteplici: si dice che la campagna vera e propria non è ancora partita, ci si affida per una consulenza professionale di alto livello persino a chi annovera Barack Obama nel proprio portafoglio clienti.

Il gruppo internazionale di marketing e comunicazione, Wwp, sede a Londra, quotato in Borsa, una rete di consulenza in tutto il mondo, curatore della campagna on line del presidente americano, è coinvolto attivamente anche in quella del Professore. Alcune delle società controllate (in tutto sono più di 300) stanno già lavorando per offrire un contributo alla candidatura del premier dimissionario, anche se nella capitale inglese, interpellati, gli uffici della Wwp preferiscono declinare ogni commento ufficiale. Eppure secondo il sito Dagospia persino il capo del gruppo, sir Martin Sorrell, avrebbe fatto una puntata a Roma, due giorni fa, per definire le modalità di una collaborazione.

Un contributo che potrebbe diventare strutturale: fra i collaboratori di Monti si discute già di Regionali ed Europee del prossimo anno, «oggi siamo un movimento, domani diventeremo un partito all’americana, l’impegno di Monti è diretto alla creazione di un soggetto politico duraturo». Un impegno di cui il Professore avrebbe parlato ieri con Pier Luigi Bersani: dopo le polemiche dei giorni scorsi sembra si sia riaperto un canale di comunicazione più disteso, anche in vista degli equilibri post-elettorali in Senato.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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