Il fenomeno delle criptovalute è ormai diffuso e non più un argomento riservato ai soli addetti ai lavori. A dimostrarlo è un recente studio della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (Consob), che ha analizzato il profilo dell’investitore cripto in Italia.
Secondo i dati di Consob, a investire in criptovalute sono soprattutto giovani uomini, con una propensione al rischio maggiore rispetto a chi non ci investe. In particolare, l’84% degli interessati alle criptovalute è costituito da uomini, con un’alta avversione al rischio e alle perdite, fattori che possono essere attribuiti alla giovane età e alla relativa libertà finanziaria che caratterizza questo gruppo.
Tuttavia, uno degli aspetti più interessanti del rapporto è l’analisi delle conoscenze finanziarie dei soggetti che investono in criptovalute. Il 35% degli investitori in criptovalute ritiene di avere conoscenze maggiori di quelle effettive, un fenomeno noto come “overconfidence”. Inoltre, gli investitori cripto hanno in generale una minore conoscenza dei prodotti finanziari tradizionali e delle norme di sicurezza digitale, sebbene siano più preparati in materia di finanza digitale.
Un altro dato interessante che emerge dallo studio è il fatto che gli investitori cripto si avvalgono meno della consulenza finanziaria rispetto a chi non investe in criptovalute. Solo il 19% degli investitori in cripto utilizza il servizio di consulenza finanziaria, contro il 43% di chi non investe in criptovalute. Inoltre, gli investitori cripto sono meno propensi a risparmiare regolarmente rispetto agli altri.
Se da un lato l’investitore in criptovalute appare come un soggetto giovane, maschile e sicuro di sé, dall’altro emerge la necessità di un’educazione finanziaria specifica per questa tipologia di investitori. L’evoluzione dei mercati finanziari verso la digitalizzazione richiede infatti una maggiore attenzione da parte dei regolatori e delle authority, al fine di garantire la trasparenza e la tutela degli investitori anche nel nuovo ecosistema digitale.