Uno dei misteri che avvolgono i mercati monetari è chi di tanto in tanto svende grandi quantità di oro in un colpo solo. Secondo le teorie cospirazioniste che vanno per la maggiore a Wall Street, dietro ci sarebbe la mano dellle banche centrali. Ma un gestore ha enunciato una nuova tesi: dietro alle operazioni sulla carta ben poco spiegabili ci sarebbero le banche, alla disperata ricerca di denaro fresco o di un collaterale da offrire in garanzia ai creditori.
Le banche centrali sono molto attive nel mercato dell’oro, con contratti di prestito e strumenti swap, ma l’obiettivo principale degli istituti non sarebbe quello di schiacciare i prezzi del bene rifugio per eccellenza per prendere la difesa delle proprie valute nazionali, bensì quello di offrire alle banche un po’ di liquidità d’emergenza e collaterale in un periodo di stress sui mercati.
Per lo meno è quanto sostiene Jeffrey Snider, chief investment strategist ed head of global research presso Alhambra Investment Partners, in un’intervista concessa al sito MacroVoices del gestore di fondi hedge Erik Townsend. “Le banche del settore privato che vendono collaterale, prezioso in questa fase, sono alla disperata ricerca di liquidità denominata in dollari”, sottolinea Snider. La teoria di Snider cozza con quanto sostenuto dalle banche centrali, la cui linea ufficiale è che le operazioni effettuate nel mercato dell’oro siano volte a difendere le proprie divise.
Un contratto swap sull’oro presenta delle incognite. Significa che la banca centrale sposta lingotti d’oro fisico piazzandoli sul mercato nella forma di contratti. Come se venissero prelevati dai forzieri per essere venduti a soggetti esterni. Il fatto è che il credito della banca centrale viene considerato a prova di bomba quindi si continua a pretendere che l’oro sia ancora custodito nei forzieri.
Questo ha alimentato teorie cospirazioniste secondo le quali non c’è più oro rimasto in cassaforte: non si potrà mai sapere la verità perché non possiamo sapere quanto oro è stato venduto con contratti swap. Alcuni investitori rialzisti nell’oro sospettano che i banchieri centrali stiano tenendo di proposito basso il prezzo dell’oro.
Sono gli stessi che si chiedono come è possibile, se non sono le banche centrali a manipolare al ribasso i prezzi del metallo prezioso, che talvolta capita di vedere un ordine intorno alle 8 del mattino in cui improvvisamente si vendono sul mercato dei futures centinaia o anche migliaia di contratti legati all’oro.
Per rispondere alla domanda bisogna chiedersi, argomenta Snider, chi non ha alcun vantaggio a mantenere elevato il prezzo dell’oro? Perché chi scarica tante quantità d’oro in una volta sola (Snider e Townsend li chiamano i “vomitatori di oro“), spingendo il prezzo in netto ribasso, ovviamente significa che non è interessato all’andamento del prezzo.
Per spiegare la sua tesi Snider cita quanto accaduto nel 2008. All’apice della grande crisi finanziaria di quegli anni, chi poteva essere intenzionato a svendere contratti di oro senza interessarsi al prezzo? “Allora c’era un panico monetario, una caccia disperata di liquidità”. In poche parole, “mancavano i soldi” e il collaterale da offrire in garanzia per ottenere prestiti.
I Bond legati ai mutui e altri strumenti derivati, per esempio, erano per ovvie ragioni ripudiati nel mercato pronti contro termine. E i “vomitatori di oro” entrano in azione proprio quando ci sono turbolenze nel mercato pronti contro termine, indice di un problema evidente di collaterale nel sistema finanziario denominato in dollari.
“Un contratto avente come sottostante l’oro può essere paragonato a un prestito collateralizzato: si prende a prestito un asset finanziario – in questo caso l’oro, un metallo fisico custodito in un forziere sicuro di una banca centrale – per usarlo allo scopo di alleviare la carenza di liquidità”.
“Quando fai un’operazione del genere, chiaramente, non presti cash in cambio di oro, perché non hai alcun interesse a detenere il bene sottostante. Detenere oro richiede un costo e un posto dove sistemarlo. Se presti denaro in cambio di oro, è perché vuoi usare l’oro per qualcos’altro“, con un altro fine.
Il motivo per cui allora uno si lancerebbe in un’operazione del genere, dice Snider, è perché “non ha altra scelta“. Una banca in crisi di liquidità che ha problemi di collaterale nel mercato PCT (Pronti contro termine) potrebbe fare appello all’oro e a chi lo ha in custodia, da utilizzare come “un metodo di ultima spiaggia per garantire ai creditori di restituire il proprio debito in dollari”.
Il problema della tesi di Snider, dicono i critici, è che difficilmente un soggetto interessato a vendere oro a un buon prezzo farebbe scendere il valore dell’oro così improvvisamente, svendendolo nel giro di pochi minuti, bensì preferirebbe distribuire gli ordini di vendita nel corso di almeno una giornata piena. Sembra molto improbabile, poi, che una singola banca, senza l’aiuto di una banca centrale, abbia tanto oro da vendere in un colpo solo.