Società

Chiesa potrà continuare a non versare l’Ici

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Roma – Per ora la svolta tanto attesa rischia di saltare. Non solo l’immenso patrimonio della Chiesa, ma anche partiti, sindacati, associazioni, fondazioni e altre attivita’ non commerciali saranno ancora esentati dall’Imu.

E’ stato infatti bocciato il provvedimento del Tesoro per l’applicazione dell tassa immobiliare anche sulle proprieta’ non commerciali e quindi della Chiesa. Una bella beffa per le casse dei comuni: in ballo ci sarebbero 600 milioni di euro, anche sal Vaticano fanno sapere che la cifra’ e’ “di molto inferiore”.

Secondo il Consiglio di Stato non spetta al ministero di Economia stabilire la disciplina per l’esenzione degli immobili non commerciali dalla tassa sulla casa.

Monti aveva varato un decreto per poter consentire ai comuni di attingere a risorse preziose per i centri a secco di quattrini, stabilendo che enti no profit e religiosi pagassero anch’essi l’Imu e fossero invece esenti solo i luoghi di culto e le attivita’ non commerciali.

Per individuarle serviva pero’ un regolamento e per farlo il governo “e’ entrato troppo nello specifico e non poteva farlo”, secondo la sentenza.

“Non è demandato al Ministero – scrivono i giudici di Palazzo Spada – di dare generale attuazione alla nuova disciplina dell’esenzione Imu per gli immobili degli enti non commerciali. Sulla base di tali considerazioni deve essere rilevato che parte dello schema in esame è diretto a definire i requisiti, generali e di settore, per qualificare le diverse attivita’ come svolte con modalita’ non commerciali. Tale aspetto esula dalla definizione degli elementi rilevanti ai fini dell’individuazione del rapporto proporzionale in caso di utilizzazione dell’immobile mista “c.d. indistinta” e mira a delimitare, o comunque a dare una interpretazione, in ordine al carattere non commerciale di determinate attività”.

Per il Consiglio di Stato “l’amministrazione ha compiuto alcune scelte applicative, che non solo esulano dall’oggetto del potere regolamentare attribuito, ma che sono state effettuate in assenza di criteri o altre indicazione normative atte a specificare la natura non commerciale di una attivita’. Basti fare riferimento – si legge nel provvedimento – al criterio dell’accreditamento o convenzionamento con lo Stato per le attività assistenziali e sanitarie o ai diversi criteri stabiliti per la compatibilità del versamento di rette con la natura non commerciale dell’attività.

In alcuni casi – spiegano i giudici – è utilizzato il criterio della gratuita’ o del carattere simbolico della retta (attivita’ culturali, ricreative e sportive); in altri il criterio dell’importo non superiore alla metà di quello medio previsto per le stesse attivita’ svolte nello stesso ambito territoriale con modalita’ commerciali (attivita’ ricettiva e in parte assistenziali e sanitarie); in altri ancora il criterio della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attivita’ didattiche)”.

Per i giudici di Palazzo Spada “la diversità e eterogeneita’ di ciascuno dei criteri rispetto alla questione dell’utilizzo misto conferma che si e’ in presenza di profili, che esulano dal potere regolamentare in concreto attribuito. Tali profili potranno essere oggetto di un diverso tipo di intervento normativo o essere lasciati all’attuazione in sede amministrativa sulla base dei principi generali dell’ordinamento interno e di quello dell’Unione europea in tema di attivita’ non commerciali”.

La sfida per far pagare l’Imu alla Chiesa Cattolica continua. Il governo promette di intervenire, ma il tempo stringe.