Chiusura in forte rialzo per gli indici USA, e soprattutto per il Nasdaq, trainato dall’ottima performance di semiconduttori (SOX) e hardware (GHA). Il Dow, dopo aver trascorso la prima parte della seduta all’insegna del nervosismo, ha imboccato con decisione la strada dei guadagni nel pomeriggio, grazie ai rialzi di Intel (INTC – Nasdaq) e Microsoft (MSFT – Nasdaq).
Tra gli investitori e’ tornata a far capolino la paura di non sfruttare a pieno il rally di fine anno, e i mercati americani sono riusciti ad archiviare in positivo la terza settimana consecutiva.
Il Nasdaq ha chiuso a 1.331,13 (+2,50%)
Il Dow Jones a 8.443,99 (+1,52%)
L’S&P 500 a 897,65 (+1,72%)
“E’ stata una seduta nel complesso tranquilla – dice a Wall Street Italia Cesare De Novellis, senior vice president della banca d’affari Jefferies -. Dal punto di vista tecnico, il Dow e’ riuscito a mantenersi al di sopra della soglia psicologica degli 8.300 punti, cosa che ha dato il “la” ad alcuni acquisti. E’ importante sottolineare poi come nonostante i dati macroeconomici negativi (gli ordini dei beni durevoli e la fiducia Michigan, entrambi inferiori alle attese), gli indici siano riusciti a mettere a segno un netto rialzo. Questa e’ una notizia molto positiva, perche’ indica che la psicologia dei mercati e’ cambiata. A livello settoriale, da segnalare la debolezza dei titoli petroliferi (indici di riferimento XOI e OIX), sull’onda della brutta trimestrale della societa’ di esplorazione petrolifera Weatherford International (WFT – Nyse) e dal downgrade di un’importante banca d’affari su Noble Corp. (NE – Nyse). Una menzione meritano anche i tecnologici, che si stanno comportando bene”.
Ha dato una mano agli indici l’allontanamento di un conflitto USA-Iraq dopo le speculazioni che il consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe raggiungere presto un accordo sulla risoluzione dell'”affaire Saddam”, cosa che ha portato giu’ il prezzo del petrolio. Secondo Tony Crescenzi, responsabile dell’ufficio studi della boutique finanziaria Miller, Tabak & Co., se cosi’ fosse gli Stati Uniti si atterrebbero a un accordo multilaterale per disarmare l’Iraq. Un’intesa con gli altri Paesi posticiperebbe qualsiasi azione militare, un fattore ‘bearish’ per il prezzo del greggio.
Ma ad aiutare i mercati e’ stato anche, sempre secondo Crescenzi, il fatto che alcuni funzionari della Fed si sono detti “preoccupati” per la situazione economica del Paese, cosa che alimenta le speculazioni su un nuovo taglio dei tassi di interesse nella riunione del 6 novembre. Per l’esperto, i dati macro della prossima settimana, tra cui in particolare l’ISM e la disoccupazione, potrebbero costituire il fattore decisivo per un taglio del costo del denaro.
Sulla stessa linea Hugh Johnson, chief investment officer per la banca d’affari First Albany, che, commentando la reazione dei mercati alle notizie contrastanti giunte questa mattina dal fronte macroeconomico ha osservato che “gli investitori stanno cercando spunti, ma i dati che veramente contano sono l’ISM e la disoccupazione, che saranno comunicati venerdi’ prossimo”.
Una menzione particolare meritano, a livello macroeconomico, i dati migliori delle previsioni sulla vendita di case nuove e di case esistenti, che confermano che il mercato immobiliare USA continua a mantenersi molto solido e rimane il settore piu’ forte dell’economia del Paese.
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