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Ci siamo: in arrivo il D-Day per le banche spagnole

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Roma – Ci siamo. Fra qualche mese potremo ragionare su quanto la tempesta sia stata provocata dal comportamento leggero della finanza spagnola e quanto dal combinato disposto di insipienza di alcuni stati e la quota “gufante” del mercato. Ora, però, la cronaca rivela che – con ogni probabilità – nel fine settimana che si apre l’Europa sarà chiamata a finalizzare il quarto salvataggio in due anni. L’agenzia Reuters ha scritto poco fa che Madrid ha gettato la spugna e chiederà aiuto nel fine settimana. Domani sarà convocata una riunione in teleconferenza dei ministri finanziari dell’Eurozona. La notizia raccoglie caute conferme negli ambienti comunitari.

A far precipitare la situazione è stata la riduzione del rating delle banche iberiche da parte di Fitch avvenuta ieri, svalutazione di previsioni che è stata accompagnata da un avvertimento sul rischio di contagio dalla crisi greca. “Bisogna intervenire prima del voto greco del 17 giugno”, ha spiegato una fonte, in modo da mettere al sicuro la situazione a Madrid nell’evenienza che da Atene arrivino brutte notizie per l’Europa. Secondo Fitch il costo della ricapitalizzazione creditizia in spagna varia fra i 60 e 100 miliardi di euro. Il fondo monetario europeo parla invece di una somma minore: 40 milardi.

Tutti da vedere i dettagli dell’operazione. La soluzione migliore sarebbe un intervento dell’Efsf o dell’Esm, i due fondi salvastati fondati dall’Europa, uno temporaneo, l’altro permanente (sarà in vigore dal primo luglio). Una buona parte degli addetti ai lavori – a partire dalla Commissione Ue – ritiene che sarebbe giusto avere un intervento diretto a favore delle banche. Questo, però, al momento non è consentito dalle regole.

Il ministro delle finanze olandese de Jager, in genere un falco, ha ammesso che “la dimensione dell’Esm è sufficiente all’intervento ed è nell’interesse dei Paesi Bassi che la Spagna resti solvibile”.

Negativa la reazione delle Borse. Tutte in discesa in un clima appesantito anche dalle mancate rassicurazioni su nuove misure a stimolo dell’economia da parte del presidente della Fed Ben Bernanke. Il listino peggiore è quello italiano, dove l’indice Ftse Mib perde il 2,20%. Stabile lo spread fra Btp e Bund. Alle undici è mezza era a 428 punti, in linea con la chiusura di ieri.

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