ROMA (WSI) – Brutte notizie per il premier Matteo Renzi, che dovrà fare i conti con la dura realtà di una crescita pressoché inesistente. Stando alle stime degli economisti di Confindustria, il Pil crescerà dello 0,2% nel 2014 e non dello 07% come precedentemente stimato.
Le previsioni del governo per un incremento dello 0,8% quest’anno sembrano sempre più irrealistiche e troppo ottimiste. Il rapporto del Centro Studi della lobby degli industriali genera dubbi sulla capacità di Roma di rispettare gli impegni presi per portare il rapporto tra deficit e Pil al 3% senza fare ricorso a manovre correttive straordinarie.
“La salute dell’economia italiana resta fragile”, ha detto Luca Paolazzi, chief economist di Confindustria, durante una conferenza stampa a Roma.
Prezzi in zona deflazione. La risalita sarà graduale e l’inflazione scenderà quest’anno allo 0,5% dal +1,2% del 2013 per poi risalire allo 0,9% nel 2015. E’ quanto prevede il Centro Studi di Confindustria negli ultimi Scenari economici.
“La crescita dei prezzi – osservano gli economisti di viale dell’Astronomia – rimane sui ritmi attuali nei prossimi mesi per poi risalire molto gradualmente, sulla scia della ripartenza dell`economia italiana e della dinamica del Clup (costo del lavoro per unità di prodotto)”. Un freno, poi, verrà nell`intero biennio dal calo della quotazione del petrolio tradotta in euro.
La brusca frenata della dinamica totale dei prezzi e le attese di ribassi da parte dei consumatori “alimentano il rischio deflazione nel Paese”. Tuttavia il Csc esclude il “materializzarsi di una deflazione conclamata in Italia, ossia di un processo prolungato e generalizzato di riduzione dei livelli dei prezzi”.
Gli economisti di Confindustria hanno rivisto “all’ingiù le previsioni per l’economia italiana nel 2014-2015”. Il Centro studi di via dell’Astronomia prevede ora che il Pil dell’Italia si fermerà al +,02% nel 2014, un taglio rispetto alle previsioni del scorso dicembre che indicavano un +0,7%. Per il 2015 la crescita attesa scende dal +1,2% al +1%.
“Non appare necessaria nè opportuna alcuna manovra correttiva”, secondo il CSC. Sul fronte dei conti pubblici, ed del debito pubblico, secondo Confindustria “la strada maestra per ridurlo è il rilancio della crescita”. La turbolenza politica “rimane un freno seppure si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l’aspettativa di importanti riforme”. In questo scenario “E’ necessaria una scossa politica molto forte per riportare l’Italia su un più alto sentiero di sviluppo”.
In fumo quasi 2 milioni di posto di lavoro dall’inizio della crisi. Secondo il Centro Studi di Confindustria, dal 2007, sono andati persi 1 milione e 968mila Ula (Unita’ di lavoro equivalenti a tempo pieno). Ma dall’autunno il numero degli occupati comincera’ ad aumentare. Tuttavia, il biennio 2014-2015 si chiudera’ con 1 milione e 815mila Ula occupate in meno rispetto a fine 2007 (-7,2%). Quanto al tasso di disoccupazione inizia a scendere dai massimi toccati nel primo trimestre di quest’anno, ma non cala sotto il 12,5% nel 2015 (al 12,6% nel 2014). Compresa la Cig sara’ ancora pari al 13,5% alla fine del periodo Le retribuzioni di fatto nell’intera economia aumentano il potere d’acquisto: +2,4% cumulato nel 2014-2015 contro il +1,4% dei prezzi al consumo.
La riduzione del credito per le imprese italiane e’ proseguita nei primi mesi di quest’anno. Ma c’e’ qualche segnale di attenuazione. Secondo il Centro Studi di Confindustria, nel complesso, lo stock di prestiti e’ calato del 10,8% in due anni e mezzo, per un totale di -99 miliardi di euro. ”La scarsita’ del credito ostacola l’operativita’ di molte aziende”, denuncia il Csc negli ultimi Scenari economici. Sono tante le aziende che ”non ottengono i prestiti che chiedono: nel manifatturiero a maggio erano il 15,2%, una percentuale piu’ che doppia rispetto al 6,9% della prima meta’ del 2011”.
(TMNews – Ansa)