NEW YORK (WSI) – Un po’ a corto di idee, un po’ affascinata dal ‘collega’ britannico, la Cia ha cercato di ricostruire i gadget usati nei libri e nei film di James Bond. Nella guerra di spie del passato, quando ancora non c’erano i computer, la forza della fantasia era, infatti, fondamentale.
A rivelare il tentativo degli Usa, che però non ebbe un grande successo, sono stati gli studi condotti dall’Università inglese di Warwick, che ha analizzato documenti di archivio e lettere inviate dal potente direttore della Cia dal 1953 al 1961, Allen Dulles, a Ian Fleming, il ‘padre’ di 007. Dulles era molto probabilmente il primo fan dello scrittore inglese e con lui ha avuto una fitta corrispondenza.
Gli americani rimasero soprattutto affascinati dalle scarpe da cui usciva una lama avvelenata, che vengono usate nel romanzo ‘A 007, dalla Russia con amore’. “Non sappiamo se poi la Cia le provò mai sul campo”, ha detto Christopher Moran, dell’università di Warwick. Si sa però per certo che un congegno per pedinare i nemici, a cui ricorre Bond in ‘Missione Goldfinger’, è stato testato dalle spie di Washington. “Lo hanno provato ma non poteva funzionare nelle zone urbane, perdevano il segnale”, ha aggiunto Moran.
Non solo, è emerso che Robert Wallace, l’addetto all’equipaggiamento della Cia, una sorta di agente ‘Q’ americano, negli anni Settanta e Ottanta riceveva dai suoi capi richieste di riprodurre le armi di Bond non appena usciva un suo nuovo film.
Del resto la Cia doveva contrastare negli anni della Guerra Fredda le continue invenzioni introdotte dagli scienziati sovietici, che in fatto di gadget per i propri agenti avevano pochi rivali. Se le fantasiose imitazioni della Cia non hanno avuto successo, il contributo di Dulles fu fondamentale nel ‘salvare’ Bond. Nei primi anni Sessanta lo scrittore britannico pensava di abbandonare la sua creazione. Ma il grande agente Usa lo spronò a non farlo.
“Per favore, non mandare in pensione la mia spia preferita”, lo pregò in una lettera. In cambio Fleming cercò di promuovere al meglio il ruolo della Cia all’interno dei suoi libri, facendo emergere il servizio americano come un fiero alleato dell’MI6 britannico, in cui militava 007. “Tutti i libri dopo il 1959, dopo l’incontro fra i due – ha spiegato Moran – sono entusiasti nei confronti della Cia”. (ANSA)