Continua la campagna della Cina alla conquista dell’Africa. Respingendo le accuse di “neo colonialismo” , ieri il presidente cinese Xi Jinping, in occasoone dei lavori “Forum on China-Africa Cooperation” con 53 leader su 54 Stati africani, ha promesso ulteriori risorse per 60 miliardi di dollari nel periodo 2019-21 che andranno a finanziare il piano globale di sviluppo di strade, ferrovie, porti, oleodotti e canali commerciali.
Ai Paesi meno sviluppati, con pesanti debiti, la Cina, ha offerto, senza fornire dettagli, l’esenzione eccezionale dal pagamento degli interessi sui debiti a partire da fine 2018.
Le nuove risorse disponibili, che replicano quelle promesse nel 2015, si suddividono in 15 miliardi dedicati agli aiuti, ai prestiti senza interessi e ai
finanziamenti agevolati; in una linea di credito da 20 miliardi; in 10 miliardi per il fondo sullo sviluppo “China-Africa”; in fondi speciali da 5 miliardi, infine, per l’import dall’Africa.
Secondo la China Africa Research Initiative tra il 2000 e il 2016 la Cina avrebbe prestato all’Africa un totale di 125 miliardi di dollari.
L’obiettivo di Pechino è quello di accelerare la costituzione della “One Belt, One Road Initiative”, la nuova via della Seta via mare e via terra annunciata cinque anni fa dallo stesso presidente cinese, che potrebbe determinare una stretta connessione in termini economici tra Estremo Oriente, Asia, Medio Oriente, Europa e Africa.
L’Africa è un fronte vitale per Xi per la salita a rango di potenza globale: nel 2015 i prestiti sono stati 12 miliardi dai 100 milioni circa del 2000, mentre il commercio tra Pechino e il continente è salito del 14% nel 2017, a 170 miliardi di dollari.
Nel suo discorso Xi ha promesso il rispetto dei “cinque no” nelle relazioni con gli Stati africani: no a modifiche del passo di sviluppo, no all’interferenza nelle questioni interne, no all’imposizione dei voleri di Pechino, no a legami finanziari di assistenza, e no alla ricerca di vantaggi politici.