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Cina, banca centrale taglia di nuovo i tassi. Gli effetti sul mercato

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La settimana si apre con la Cina che continua ad essere al centro dell’attenzione. Questa mattina la Peoples Bank of China (PBoC), la banca centrale cinese, ha deciso di effettuare un taglio del tasso di riferimento per i prestiti a un anno (LPR) di 10 punti base, portandolo al 3,45% dal 3,55%, nel tentativo di ridurre i costi di prestito per le imprese. Ha mantenuto il tasso quinquennale, un punto di riferimento per i mutui, al 4,2%.

Una mossa attesa dal mercato?

La mossa di oggi della PBoC, scrive Gabriel Debach, market analyst di eToro, “segue il taglio inaspettato del tasso di riferimento a medio termine effettuato dalla stessa banca la scorsa settimana. Mentre il taglio di oggi non è stato una completa sorpresa, poiché era atteso da parte del mercato, è stato leggermente inferiore alle previsioni di 15 punti base. Ciò che ha invece colto di sorpresa è stata la decisione di lasciare invariato il tasso LPR a cinque anni. Questa scelta potrebbe riflettere le preoccupazioni riguardo all’indebolimento dello yuan, che ha attraversato un periodo difficile. Un ulteriore allargamento dei differenziali di rendimento tra l’economia cinese e le altre principali economie potrebbe innescare vendite di yuan e potenziali fughe di capitali dal paese”.

La mossa è stata letta come un segnale del fatto che la banca centrale avrebbe un limitato spazio di manovra a disposizione. Non sorprende quindi che, i listini azionari e la valuta domestica siano stati oggetti di vendita. L’obiettivo della PBoC rimane quello di sostenere l’economia tra la debole spesa dei consumatori e nuovi segnali di stress nel settore immobiliare.

“La mossa suggerisce che la PBoC stia cercando di bilanciare l’intenzione di sostenere l’attività economica con le preoccupazioni delle banche, che stanno soffrendo per la riduzione dei margini di interesse e il calo della redditività”, ha dichiarato Capital Economics.

Come è stata accolta dai mercati

La decisione della PBoC, tuttavia, è stata accolta con delusione dai mercati, con le azioni di Shanghai e Hong Kong che a un certo punto hanno toccato i minimi di nove mesi. Molti si aspettavano un taglio maggiore, nonché una riduzione del benchmark dei mutui, per stimolare la lenta ripresa post-pandemia dopo altri tagli a sorpresa dei tassi ufficiali la scorsa settimana.

Il taglio del “prime rate” è il secondo da giugno. I molteplici tagli in un periodo così breve riflettono la perdurante preoccupazione per la domanda di credito da parte di imprese e famiglie, che si è indebolita a luglio. Il mese scorso le banche cinesi hanno prestato 345 miliardi di yuan (47 miliardi di dollari) in nuovi prestiti in valuta locale, il 50% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e l’importo più basso dal novembre 2009.

Tra i nuovi mutui, mutui da parte dei consumatori per l’acquisto della casa contratti per la prima volta in tre mesi, altrettanti sono preoccupati per la flessione immobiliare e per le prospettive occupazionali che si incupiscono. In una dichiarazione recente, le autorità finanziarie cinesi hanno descritto la ripresa come un “processo tortuoso” e hanno promesso di rafforzare il sostegno al credito per le micro, piccole e medie imprese per stabilizzare gli investimenti ed espandere la domanda interna.

L’effetto sullo yuan

La yuan ha registrato nelle ultime settimane un’impennata della volatilità. Le autorità cinesi avrebbero detto alle banche statali di intensificare l’intervento nel mercato valutario secondo quanto riportato da Bloomberg. Alti funzionari starebbero anche prendendo in considerazione l’uso di strumenti come il taglio dei requisiti di riserva in valuta estera delle banche per prevenire un rapido deprezzamento della valuta cinese, con lo yuan onshore che sta crollando verso il livello più debole dal 2007. Le autorità starebbero anche verificando se le società nazionali abbiano contribuito ad accelerare il declino dello yuan conducendo operazioni speculative contro di esso, secondo le fonti sentite dall’agenzia.