NEW YORK (WSI) – Come nella società distopica descritta nei libri di Philip Dick, la Cina vuole usare tutti i dati e le informazioni digitali possibili, una compagnia militare privata e una rete di videocamere che andrà sotto il nome di “Skynet” per prevedere i crimini prima che essi vengano commessi.
Il Partito Comunista si sta spingendo in terreni inesplorati pur di fare valere le sue posizioni. Sono misure raramente sperimentate nella realtà contemporanea, ma molto comuni nella letterature di fantascienza. Non attraverso agenzie di sicurezza o spionaggio, come avvenuto negli Stati Uniti post 11 settembre 2002, ma tramite un programma di controllo totale delle masse.
Verranno monitorati abitudini, hobby, consumi, lavoro e tutti i comportamenti possibili dei cittadini che possano aiutare a prevenire atti terroristici e altri crimini importanti commessi contro l’autorità.
Da quando è salito al potere nel 2013, il presidente Xi Jinping ha tentato di ripulire il partito dai suoi elementi corrotti, per assicurarsi che le direttive messe a punto dal Politburo (l’organo politico esecutivo) vengano eseguite alla lettera dai funzionari, dai delegati e dalle amministrazioni locali.
Il problema di fare rispettare la disciplina a 90 milioni di persone è stato reso più urgente dalla frenata economica. Come ha osservato anche The Atlantic l’anno scorso, l’economia è uno degli aspetti della struttura dello Stato cinese che va assolutamente riformato.
“Perché abbia successo, però, la riforma richiede che le politiche vengano implementate e che i burocrati seguano gli ordini del governo centrale”.
Ufficialmente sono stati registrati almeno 1.500 casi di corruzione in seno al partito. Ma vista la reputazione che il partito si è fatta nel trattare con i colpevoli e traditori, rapendo o facendo sparire coloro che deludono il governo, il numero effettivo è sicuramente molto più alto.
Quando il mercato azionario ha iniziato a crollare l’estate dell’anno scorso, milioni di famiglie hanno perso i risparmi di una vita, che sono stati investiti irresponsabilmente in società di ogni tipo, dal settore manifatturiero a quello industriale o tecnologico. A quel punto, Pechino si è vista costretta a intervenire con la forza per impedire ulteriori cali dei prezzi di Borsa.
Xi ha così lanciato una caccia agli speculatori, ai fondi manipolatori di mercato, nonché ai manager responsabili del crollo azionario e persino ai giornalisti le cui azioni vengono giudicate contrarie all’interesse nazionale. La campagna punitiva ha permesso di catturare qualche funzionario, qualche gestore di primo piano e anche imprenditori illustri, come il “Buffett cinese” Guo Guangchang.
Ma evidentemente il giro di vite non è stato sufficiente: ora la Cina si sta trasformando in uno Stato di polizia in cui gli interessi del popolo vengono determinati dall’alto. Le autorità potranno monitorare tutto, in tutti i momenti della giornata, con la scusa di farlo per il bene comune: prevenire eventuali atti criminali e trasgressioni contro il governo.
Fonte: Bloomberg