In Cina la disoccupazione giovanile è ai massimi storici, al 21,3%. Ma la situazione reale sarebbe ancora peggiore: includendo anche i dati dei giovani che vivono ai genitori e svolgono lavoretti saltuari, la percentuale salirebbe al 45%. Analizziamo chi sono i giovani disoccupati cinesi e quali sono le cause del loro problema.
Chi sono i giovani disoccupati in Cina
A essere disoccupati sono soprattutto giovani cinesi sotto i 25 anni, che invece di lavorare si accontentano di fare i tuttofare dei genitori. Sono diplomati o laureati e figli di famiglie che li continuano a sostenere. Alcuni hanno avuto difficoltà a collocarsi: in proposito, uno studente di una delle migliori università ha dichiarato alla CNBC che i suoi compagni di classe inviano almeno 100 curriculum, se non di più. Altri giovani invece hanno lasciato il lavoro oppressi da carichi eccessivi, imposti da obiettivi di produttività eccessiva.
Li chiamano Xiaohongshu, ossia “figli full time“, o con il dispregiativo ken lao zu, ossia “coloro che rosicchiano i vecchi”, proprio per la loro dipendenza dalla famiglia di origine. Una scelta elogiata tuttavia da alcuni media di Stato, che giustificano l’atteggiamento come “amore filiale”, prescritto anche da Confucio. Ci sono alcuni genitori che addirittura pagano una sorta di “stipendio” ai figli per il loro supporto dell’ordine di 8 mila yuan (circa 1.000 euro), pari alla retribuzione media cinese.
Disoccupazione giovanile e crescita cinese
La disoccupazione giovanile è anche il riflesso di una crescita cinese in rallentamento. “La ragione principale dell’elevata disoccupazione giovanile è l’insufficiente domanda da parte delle imprese“, ha dichiarato Zhang Chenggang, direttore di un centro di ricerca sulle nuove forme di occupazione presso la Capital University of Economics and Business di Pechino. Le esportazioni cinesi sono scese. Il settore immobiliare non è ripartito. L’indice di assunzione della Cheung Kong Graduate School of Business di Pechino è diminuito a 54,2 a giugno, rispetto al 64,6 di aprile e, in generale, i piani di assunzioni delle imprese sono ai minimi dal febbraio 2020.
La bassa domanda è anche figlia dell‘incertezza sulle prospettive economiche dell’economia del Dragone, sostiene Chenggang, secondo cui “le imprese non sono sicure del futuro in questo momento e sono quindi riluttanti ad assumere giovani lavoratori”.