Sale la tensione tra Cina e Giappone per l’arresto in totale di 14 attivisti cinesi che sono sbarcati oggi sulle isole Diaoyu, (Senkaku per i giapponesi) per dare supporto alla rivendicazione cinese su questi atolli.
Dopo gli arresti di cinque cittadini cinesi sbarcati da una nave partita domenica da Hong Kong (altri due sono rimasti a bordo), le autorità giapponesi hanno fermato altre nove persone, portando a 14 il numero complessivo dei cinesi che sono accusati di “ingresso illegale”, di aver cioè, con il loro sbarco, “violato le leggi sul controllo dell’immigrazione”.
Le autorità giapponesi, secondo Nuova Cina, avrebbero fatto sapere che nessuno degli attivisti è ferito e che saranno trasferiti a Naha, una città costiera nella parte meridionale di Okinawa per poi essere portati all’Ufficio Immigrazione e quindi in seguito esseri rimandati a Hong Kong. Intanto il vice ministro degli esteri cinese Qin Ying ha chiesto ufficialmente al Giappone il rilascio immediato e incondizionato degli attivisti sbarcati. «La Cina – ha riferito Qin sul sito del Ministero – presta molta attenzione allo sviluppo della questione ed esprime seria preoccupazione sulla posizione del Giappone». Il portavoce ha poi aggiunto che la posizione della Cina relativamente alle isole Diaoyu resta «chiara e risoluta».
Le isole sono amministrate dal Giappone dal 1895 ma dopo la seconda guerra mondiale finirono nelle mani americane per poi alla fine tornare al Giappone. La Cina tuttavia, vista la vicinanza alle sue coste, ne rivendica la proprietà. La lotta tra Cina e Giappone per il controllo delle isole sta rischiando di danneggiare anche le relazioni commerciali tra i due paesi. La Cina per cinque anni è stata il maggiore partner commerciale del Giappone (rappresenta circa il 21% del volume totale del suo commercio estero). Il Giappone, d’altro canto, è il quarto partner commerciale per la Cina, dopo Unione Europea, Stati Uniti e i paesi dell’ASEAN (Cambogia, Laos, Malesia, Myanmar (ex Birmania), Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam).
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