Cina, economia si salva dal Covid (Pil +2%) e prepara la dual circulation
Sorprese in arrivo per l’economia della Cina. Nonostante i problemi legati alla diffusione del Covid-19 e le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, Pechino si appresta a chiudere il 2020 con una crescita dell’economia del 2% (rivisto al rialzo dal precedente +1%) secondo l’ultimo “Asia Pacific Economic Update” della Banca Mondiale.
Un risultato però nettamente inferiore alla previsioni di inizio anno che stimavano per il Paese una crescita nell’ordine del 6%. In base all’analisi della World Bank, Pechino ha controllato l’emergenza, con un focus sul mercato domestico e il rilancio delle esportazioni. Una strategia che il presidente cinese Xi Jinping ha definito dual circulation: sviluppo globale e aumento dei consumi interni.
Cina si salva dal Covid ma Far East in recessione
Come evidenziato da Lorenzo Riccardi, economista Belt Road Institute di Shanghai University, nonostante i risultati attesi per la Cina il forte impatto economico e sociale causato dall’emergenza sanitaria ha colpito tutta la regione del Far East. In base ai dati forniti dalla Banca Mondiale, la crescita regionale nel 2020 sarà pari allo 0,9%: tale valore è il più basso degli ultimi cinquant’anni e deve essere considerato con attenzione. A fronte del progresso atteso per Pechino il resto della regione entrerà in recessione, con una contrazione di circa il 3,5%.
Le uniche economie della regione oltre alla Cina che conseguiranno una crescita sono Vietnam (+2,8%) e Myanmar (+0,5%), mentre le isole del Pacifico, in particolar modo Fiji, subiranno un pesante contraccolpo.
Secondo Riccardi nei Paesi del Far East vi è stata una contrazione al livello delle attività economiche e industriali con una drastica riduzione del volume degli scambi commerciali e dei viaggi internazionali, impattando in particolar modo sui Paesi in cui il turismo rappresenta un’importante fonte di reddito.
Per il 2021 le stime di Banca Mondiale tornano positive per tutta la regione: la crescita attesa di Pechino per il prossimo anno è infatti pari al 7,9%, mentre lo sviluppo complessivo delle altre economie dell’area rimbalzerà al 5,1%. Gli scambi commerciali aumenteranno con la progressiva riapertura delle attività economiche, mentre il recupero dei flussi turistici richiederà un periodo di tempo superiore. Malaysia (6,3%), Myanmar (5,9%), Mongolia (5,6%) e Filippine (5,3%) seguono la crescita di Cina e Vietnam nel 2021.
La Cina si prepara alla deglobalizzazione
Nonostante la crescita registrata nel corso del 2020 il governo cinese sta studiando una fase di sviluppo per il Paese definita strategia della dual circulation (doppia circolazione), domestica e straniera.
Come ricorda Silvia Guizzo, economista di Intesa Sanpaolo questo nuovo approccio è stato descritto in via generale nelle Due Sessioni dal presidente Xi Jinping a maggio, e ulteriormente elaborata nei mesi estivi negli interventi di diversi esponenti politici.
Il presidente aveva sottolineato l’urgenza della costruzione di “un sistema completo di consumo domestico”, una forte promozione dell’innovazione in campo scientifico e tecnologico, ma allo stesso tempo una continua e maggiore apertura del mercato agli investitori stranieri.
Pertanto secondo Intesa Sanpaolo la strategia della doppia circolazione, che appare sempre più necessaria in vista di un possibile decoupling e dell’innalzamento delle tensioni con gli Usa, e non solo, si annuncia il leitmotiv del XIV° piano quinquennale (2021-2025) che verrà presentato in autunno nella quinta sessione plenaria del Comitato Centrale del Partito comunista cinese.