La Cina è pronta lanciare una nuova sfida agli Stati Uniti. Nel bel mezzo dell’escalation protezionistica fra le due economie Pechino è pronta a emettere bond a 10 e 30 anni per 3 miliardi di dollari. E lo farà proprio in valuta statunitense.
La mossa segue, un anno dopo, la più grande vendita di titoli di stato americani da parte della Cina, che secondo alcuni scenari potrebbe ala dismissione del proprio portafoglio multimiliardario di T-bond per cercare di influenzare i rendimenti e i costi di finanziamento del debito pubblico americano – la cosiddetta “opzione nucleare”.
L’emissione di obbligazioni in dollari contribuirebbe a esercitare una certa pressione sui rendimenti, oltre che dimostrare la forza con la quale Pechino può attirare moneta americana nella sua economia. “La guerra commerciale in corso, il picco dei rendimenti dei Treasuries statunitensi, unita alla volatilità dei mercati emergenti e all’offerta di obbligazioni in dollari anticipate fino alla fine dell’anno stanno facendo sì che gli investitori prendano una visione più cauta ” e che chiedano un premio maggiore per la vendita, ha affermato a Bloomberg l’executive director presso JPMorgan Chase di Hong Kong, Anne Zhang.
Il recente rialzo dei rendimenti dei buoni del tesoro Usa sembra confermare questo scenario. Ovviamente 3 miliardi di dollari sono una somma insignificante se paragonata ai 600 miliardi circa di valore delle attività e degli scambi commerciali tra Usa e Cina. Ma la Cina con l’iniziativa sta mandando un segnale forte ai mercati e all’America, ossia che volendo è in grado di incrementare i tassi di interesse Usa emettendo Bond in dollari o svendendo i Treasuries in suo possesso.
“C’è un elemento di geopolitica in gioco se si guarda al momento dell’emissione di titoli in dollari emessi dalla Cina”, ha detto Paul Lukaszewski, responsabile del debito societario asiatico presso l’Aberdeen Standard Investments a Singapore, “la Cina vuole dimostrare a tutti gli osservatori che ha un facile accesso ai finanziamenti in dollari a costi molto bassi“.
Questo non avrà certo la portata dell’ “opzione nucleare” vera e propria, ossia la dismissione aggressiva di T-bond. Anche se c’è chi mette in dubbio che alla Cina possa avere i risultati sperati mettendola in pratica:
“Le vendite di buoni del tesoro in un certo senso sono facili da contrastare, dato che la Fed ha gioco molto facile nell’acquistare e vendere titoli del Tesoro per conto proprio”, ha scritto Brad W. Setser, ricercatore per l’economia internazionale presso il Council on Foreign Relations, “ho spesso detto che gli Stati Uniti detengono in fin dei conti le carte migliori: la Fed è l’unico attore al mondo che può acquistare [Treasuries] più di quanto la Cina possa mai vendere”.