A poche ore dall’annuncio dei nuovi dazi che la Cina imporrà dal 23 agosto su 333 prodotti importati dagli Usa, per un controvalore di 16 miliardi dollari, la linea della fermezza contro il protezionismo di Trump sembra non convincere tutti gli ambienti del Partito Comunista. Il timore, espresso da numerose voci raccolte da Reuters, è che la Cina sia andata troppo oltre nel promuovere una linea troppo “nazionalistica”. Le critiche, secondo quanto scrive l’agenzia internazionale, avrebbe raggiunto le più alte sfere del governo, fino a toccare uno stretto collaboratore del presidente Xi Jinping, Wang Huning, il quale è autore del cosiddetto “China Dream” che avrebbe dato forza all’idea di progresso economico della nazione, forgiando un’immagine autocelebrativa al Paese. Lo affermerebbero due fonti vicine “alle discussioni in atto nei circoli della leadership”.
“[Huning] è in difficoltà per aver maneggiato male la propaganda ed aver esaltato troppo la Cina”, ha detto una delle fonti, descritta come legata alla leadership del partito e al sistema di propaganda del Paese.
La propaganda avrebbe reso più minacciosa la potenza percepita di Pechino sugli stessi Stati Uniti, avvicinando gli esiti politici a una guerra commerciale che non converrà di certo alla Cina. “L’evoluzione da un conflitto commerciale a una vera e propria guerra commerciale ha indotto le persone ripensare alle cose”, ha detto un consigliere politico del governo rimasto in condizione di anonimato, “ciò viene correlato all’esagerazione della forza della Cina da parte di alcune istituzioni e studiosi cinesi che hanno influenzato le percezioni statunitensi e persino le opinioni interne”.