NEW YORK (WSI) – Le riserve in valuta estera della Cina – cresciute di oltre il 700% negli ultimi nove anni – sarebbero sufficienti a rilevare tutto l’oro conservato nei caveau della banche centrali mondiali. Due volte.
I dollari che arrivano in Cina vengono venduti alle banche, che a loro volta li rigirano alle banche centrali, gonfiando a dismisura le dimensioni delle riserve in biglietti verdi. Tale sistema e’ alimentato dagli scambi commerciali, con la Cina che supera anche la Germania in fatto di esportazioni. Nel 2009 Pechino e’ diventato il primo paese esportatore al mondo.
Il valore delle riserve hanno superato di gran lunga quello di tutte le riserve auree, salendo a 3 mila e 300 miliardi di dollari alla fine del 2012.
Nello stesso arco di tempo, ovvero dal 2004 al 28 febbraio, il prezzo del metallo prezioso e’ aumentato del 263% secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale ripresi da Bloomberg.
In confronto, le riserve cinesi sono balzate di ben il 721%, mentre quelle di Brasile, Russia e India salivano, nel loro complesso, del 400% a mille e 100 miliardi di dollari.
“Le immense riserve cinesi in valuta straniera sono un bene nei giorni in cui tutto va storto, ma sono invece una maledizione nei giorni in cui tutto va a gonfie vele”, ha spiegato a Bloomberg Joy Yang, economista numero uno perla Cina di Mirae Asset Financial Group.
L’ex economista del FMI spiega che la portata delle riserve significa anche che il governo non puo’ apportare grandi modifiche ai beni posseduti e scambiati sul mercato. Due terzi degli asset sono denominati in dollari e un quarto in euro.