La Cina spaventa i mercati. Il rallentamento più accentuato dell’economia di Pechino ha rappresentato solo un’anteprima di ciò che ci attende in futuro come sottolinea Craig Botham, Emerging Markets Economist di Schroders. Il Pil cinese ha segnato difatti , nel terzo trimestre 2018, un aumento del 6,5% su base annua contro il 6,6% atteso dal mercato. Era dal primo trimestre 2009 che il gigante asiatico non cresceva a ritmo così basso.
Riteniamo che un rallentamento ulteriore sia probabile: infatti, l’effetto dei dazi deve ancora manifestarsi e il settore immobiliare sta iniziando ad indebolirsi, come previsto da tempo. In aggiunta, la capacità delle autorità di adottare misure di sostegno potrebbe essere soggetta a più vincoli di quanto si pensi.
Sul fronte delle tensioni commerciali, l’accumulo di scorte in previsione dell’introduzione dei dazi (il cosiddetto ‘frontloading”) alla fine di settembre ha probabilmente contribuito a sostenere i flussi commerciali cinesi dice l’analista.
Ci aspettiamo che i dati di ottobre mostrino un marcato rallentamento. Questo non solo avrà un impatto negativo sulle esportazioni nette e di conseguenza sulla crescita, ma a nostro avviso si rifletterà anche in un indebolimento della produzione industriale e degli investimenti manifatturieri. In conclusione, ci aspettiamo che in ultima analisi i timori legati alla stabilità finanziaria e alla disoccupazione faranno scattare nuovi stimoli, ma a nostro avviso le autorità cinesi saranno riluttanti ad adottare misure abbastanza incisive da soddisfare le aspettative dei mercati. Ciò implica che sono in arrivo nuove turbolenze sui mercati e un’ulteriore pressione sullo yuan.