ROMA (WSI) – La Cina ha lanciato una proposta che, se approvata, permetterebbe alle banche di investire i wealth management products (WMP), tipologia specifica di prodotti finanziari di gestione patrimoniale, in progetti per l’economia reale. Gli WMP, ha spiegato tempo fa Stephen Green, responsabile della divisione di ricerca per la Cina presso Standard Chartered in Hong Kong, “legalmente non sono depositi”. Piuttosto, “sono prodotti di investimento che sono gestiti al di fuori del bilancio dalle banche, e dunque c’è poca trasparenza su dove i fondi vanno” e, di conseguenza, su cosa finanziano.
Tali prodotti sono probabilmente gli strumenti finanziari che stanno crescendo molto più di altri in Cina: gli investitori retail che vanno alla ricerca di rendimenti più elevati rispetto agli interessi che vengono pagati sui loro conti di risparmio, stanno puntando sempre più sugli WMP. Peccato che questi prodotti siano poco trasparenti e soprattutto pericolosi, visto che possono esporre sia gli investitori che le banche che li emettono a diversi tipi di rischio.
Proprio per quello Pechino vuole che tali prodotti escano allo scoperto, e che vengano utilizzati per finanziare la crescita dell’economia reale. Un altro obiettivo primario è quello di ridurre i costi di accesso al credito da parte delle imprese.
E’ innegale che dietro la norma ci sia però un desiderio della Cina di scardinare le fondamenta del sistema bancario ombra: in questo modo infatti, con gli investimenti diretti delle banche, verrebbe messo in panchina il ruolo di tutti quegli hedge fund e società di brokeraggio a cui gli stessi istituti ricorrono per finanziare clienti troppo rischiosi, in affari che incontrerebbero diversi ostacoli normativi.
Proprio questi prodotti WMP, infatti, il cui valore era calcolato a $2.100 miliardi a giugno, hanno sostenuto il sistema bancario ombra cinese. (Lna)