“Se la Cina vendesse i suoi Treausies”, un portafoglio da oltre mille miliardi di dollari, “sarebbe costoso per loro” inoltre “c’è molta domanda per i buoni del tesoro e molti possibili compratori”: lo ha detto il Segretario del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin.
L’ipotesi che la Cina possa ricorrere alla dismissione dei Treausies come arma di ricatto finale per influenzare il corso della guerra commerciale con gli Usa è oggetto di dibattito sempre più frequente. Il tentativo della Cina di influenzare i rendimenti dei T-bond sarebbe secondo alcuni reso più efficace dall’espansione dei deficit operata dall’amministrazione Trump, la quale richiederebbe un maggiore contributo del mercato per finanziare i programmi di spesa. Dall’altro lato, aveva sottolineato il Council on foreign relations, la Fed potrebbe intervenire con risorse potenzialmente illimitate (“l’unico attore che può comprare Treasuries più di quanti la Cina possa venderne”).
Sarà forse per questo che Mnuchin, intervistato dalla Cnbc, ha mostrato una certa serenità di fronte a questo possibile scenario: vendere i buoni del tesoro “sarebbe molto costoso anche per loro. Stanno guardando all’economia nel modo in cui lo facciamo anche noi, perciò non è una questione che mi toglierà il sonno”.
Secondo il Segretario del Tesoro Usa la strategia commerciale degli Stati Uniti è finalizzata a raggiungere un nuovo equilibrio con Pechino; in questa prospettiva “i dazi sono strumenti negoziali molto importanti”, ha detto Mnuchin, “il presidente [Trump] è molto determinato nel voler cambiare questa relazione commerciale”.
Il proposito dell’amministrazione americana è di organizzare un nuovo incontro fra Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping in occasione del prossimo G20 in Argentina.