Torna a crescere il Pil cinese. Nel secondo trimestre, il prodotto interno loro ha segnato un aumento cresciuto del 3,2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, sopra le aspettative degli analisti (+11,5% rispetto al trimestre precedente), che si aspettavano un aumento del 2,5%, e rimbalzando dalla contrazione del primo trimestre (-6,8%), quando la seconda maggiore economia del mondo ha subito un duro colpo dallo scoppio del coronavirus.
Il dato – diffuso oggi dall’Ufficio nazionale di statistica – non ha tuttavia convinto fino in fondo gli investitori sulla ripartenza della seconda maggiore economia mondiale.
Molti analisti hanno infatti puntato il dito sul calo delle vendite al dettaglio in Cina a giugno (-1,8% mensile) che segue il calo di maggio (-2,8%), un dato nettamente inferiore alle attese, per concludere che la ripresa dell’economia cinese dopo il Covid-19 debba ancora avere altre verifiche.
Nel frattempo, la produzione industriale è cresciuta del 4,8% a giugno rispetto a un anno fa, mentre gli investimenti sono diminuiti del 3,1%.
Complessivamente, nel primo semestre dell’anno l’economia cinese resta debole, mostrando una contrazione dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Dubbi sul secondo semestre
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, il ritmo di crescita è riconducibile a una serie di fattori. Prima di tutto ad una “maggiore resistenza dell’economia al virus”, che il governo ha più o meno tenuto sotto il controllo da gennaio. Non meno importante, la crescita delle esportazioni superiore alle attese e la forte ripresa del settore agricolo e finanziario.
Tuttavia – spiegano gli esperti – tutti elementi di forza “ridurranno le pressioni per una politica più accomodante”.
“Vediamo un aumento dei rischi al ribasso per il secondo semestre poiché la politica espansiva inizia a diventare meno favorevole”, hanno concluso gli esperti di Goldman.