ROMA (WSI) – “Il rallentamento della Cina ha un impatto globale”. E’ con quest’articolo che il Wall Street Journal commenta il trend dell’economia cinese, che nel secondo trimestre del 2013, ha rallentato il passo, segnando una crescita di appena il 7,5%, contro il 7,7% precedente. Il tasso si allinea alle previsioni del governo per l’intero 2013 che, se fossero confermate, indicherebbero che la Cina sta crescendo al ritmo più basso dal 1990. Immediata la reazione di JP Morgan Chase, che ha rivisto al ribasso le proprie stime sul Pil del 2013 al 7,4% dal 7,6% precedente.
E alcuni economisti temono che il paese sia destinato a rallentare ancora. Certo, per noi occidentali, una crescita del prodotto interno lordo del 7,5% appare una utopia. In Italia, sicuramente, è un vero e proprio miraggio, in tempi di forte recessione. La Cina, seconda economia al mondo, è stata però il traino della congiuntura globale negli ultimi anni.
Le ripercussioni di un suo indebolimento non possono di conseguenza lasciare indifferente il mondo intero. Maruli Sitorus, 40 anni, proprietario di una piantagione di olio di palma nel nord di Sumatra, in Indonesia, ammette che i suoi profitti si sono dimezzati nel corso dell’ultimo anno, dal momento che i prezzi della materia prima – utilizzata per cuocere cibo ma anche per i carburanti – sono crollati. “Chiaramente, ha inciso la debolezza della domanda da parte della Cina”.
Pechino fa fronte a diversi problemi: gli stessi economisti del governo non utilizzano più toni celebrativi e temono una vera e propria crisi finanziaria. Per non parlare dei debiti che stanno mettendo ko il tessuto imprenditoriale
Il Wsj riporta uno studio di S&P secondo cui il 90% delle maggiori aziende cinesi quest’anno taglierà per la prima volta gli investimenti. E incalza anche lo Spiegel: “Una crisi della crescita cinese avrebbe conseguenze su tutto il mondo. Per le aziende tedesche il paese è un fondamentale mercato di esportazione”, scrive, riferendosi soprattutto al settore dell’auto.
Nella giornata di oggi il Pil non è stato l’unica nota dolente della Cina: resa nota anche la produzione industriale, che a giugno è cresciuta dell’8,9% su base annua, contro il +9,1% atteso e meno del +9,2% di maggio. Lievemente deludenti anche gli investimenti in asset fissi, in aumento del 20,1% nel primo semestre del 2013, contro l’attesa del 20,2%.
Bene le spese per consumi, con le vendite retail che hanno accelerato il passo al 13,3% a giugno, contro il 12,9% di maggio. Ma per le famiglie residenti in città il reddito disponibile è sceso sempre nel primo semestre al 6,5%, in calo rispetto al +9,7% della prima metà del 2012.