ROMA (WSI) – Il governo cinese ha fissato per il 2015 un target di crescita del pil del 7% circa, rispetto al 7,5% del 2014. Immediata la reazione dei mercati, con gli operatori che hanno visto confermati i loro timori sull’indebolimento della seconda economia al mondo. Il premier Li Keqiang ha avvertito che la Cina potrebbe far fronte a maggiori difficoltà economiche nel 2015 rispetto al 2014 e che le pressioni al ribasso stanno ancora aumentando.
Immediate le ripercussioni sui mercati valutari e azionari. Tra le principali dichiarazioni, quelle secondo cui il target di crescita del commercio fissato per il 2015 è del 6% circa e soprattutto che si potrà assistere a ulteriori manovre di politiche monetaria nel secondo trimestre; la Cina aumenterà inoltre la flessibilità dello yuan, anche se quest’anno non si ravvisa la necessità di allargare il trading range entro cui oscilla la valuta. Per il 2015, l’inflazione è prevista a un tasso del 3% circa e il deficit al 2,3% del Pil.
La Cina è reduce dalla crescita al tasso più basso in 24 anni, con il Pil avanzato del 7,4% nel 2014, rispetto al 7,7% del 2013, deludendo le stime del governo per la prima volta dal 1998.