NEW YORK (WSI) – Smobilizzi record di Treasuries Usa da parte della Cina, che a dicembre ha venduto bond americani per un valore totale di $48 miliardi, al ritmo più alto in due anni.
Sono anni ormai che si teme che la Cina, che dispone della maggior quantità di riserve straniere a livello globale, ridurrà sempre di più l’esposizione verso i Treasuries, in un’ottica di diversificazione del proprio portafoglio che, secondo alcuni, si tradurrà in maggiori investimenti verso l’Europa.
Di fatto gli ultimi numeri sembrano avallare questa tesi: l’ammontare di titoli di stato Usa detenuti è sceso a dicembre -3,6% a $1.268,9 miliardi: si tratta del calo più forte dal dicembre del 2011.
Intervistato da Cnbc Sean Callow, strategist senior del mercato valutario presso WestPac Bank, ha spiegato che gran parte dei Treasuries venduti dalla Cina è stata rappresentata da “bond con scadenza fino a un anno”. Di conseguenza, nel momento in cui non si considerano questi smobilizzi, ammontati a “$43 miliardi circa, i numeri appaiono meno drammatici”.
Il problema però non è solo rappresentato dalla Cina. Nel mese di dicembre, anche il Giappone, secondo detentore di bond americani, ha smobilizzato le proprie posizioni in bond Usa, riducendole di $4 miliardi.
La domanda in questo contesto è legittima: se la Cina dovesse continuare a vendere titoli di stato americani, chi potrà ripianare il debito degli Stati Uniti? Soprattutto in un contesto in cui la Fed sta diminuendo, seppur gradualmente, l’acquisto degli asset americani?