Angela Merkel sarebbe in difficoltà nei suoi propositi di organizzare un fronte compatto sulla questione clima contro Donald Trump al prossimo G20 in programma il 7 e 8 luglio ad Amburgo. Secondo un’inchiesta del giornale tedesco Spiegel, Merkel prevedeva di isolare Trump, attraverso la sottoscrizione di una dichiarazione conclusiva per il rispetto delle norme degli accordi di Parigi sul clima, firmata da tutti gli altri Stati membri del G20.
Secondo Der Spiegel, dopo un primo consenso iniziale, Justin Trudeau, il primo ministro canadese, avrebbe comunicato a Merkel che non si schiererà contro Trump, o almeno che la sua idea sarebbe di proporre un testo che non faccia riferimento agli accordi di Parigi, che Trump potrebbe, con più probabilità, sottoscrivere. Regno Unito e Giappone, sempre secondo lo Spiegel, si erano già tirati fuori dalla linea dura, visti i legami fra i due Paesi e gli Stati Uniti.
Per preparare il terreno al suo piano, Merkel aveva incontrato il premier indiano Narendra Modi e quelli cinese Li Keqiang. La mancata riuscita del progetto di Merkel, conclude lo Spiegel, mostra le sue difficoltà nella leadership mondiale. Ma secondo Ophélie Mortier, di Degroof Petercam, bisogna ricordarsi che se si sono fatti passi indietro sul clima, le responsabilità cadono innanzitutto su Donald Trump, che ha deciso il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima allo scorso G7 sul clima di Bologna. I rischi che altri Paesi seguano Trump nella decisione sono bassi, per il periodo di molti anni richiesto per il ritiro dall’accordo, e per le reazioni dell’Europa e della Cina, che si sono presentate subito come sostenitrici dell’accordo.
Ad ogni modo, dicono gli esperti del team di gestione del fondo Pictet-Clean Energy, il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul cambiamento climatico non influenzerà il passaggio alle energie pulite per tre motivi: le energie rinnovabili diventano sempre più convenienti dal punto di vista economico perché grazie ai progressi tecnologici il loro costo è diminuito; le rinnovabili potrebbero quindi continuare a ridurre l’impatto ambientale degli Stati Uniti. Infine la Cina, dove lo smog è un problema che affligge le città, ha i mezzi e la volontà per un programma di riforme energetiche per la decarbonizzazione dell’economia in favore delle rinnovabili.