Gli Stati Uniti non rispetteranno gli impegni presi sul clima. Lo rendono noto i media americani. Secondo il sito web Axios, che cita due fonti interne all’amministrazione Usa, a breve Donald Trump dovrebbe dare l’ufficialità alla decisione controversa di abbandonare gli accordi sulla preservazione ambientale presi alla conferenza di Parigi COP21 a fine 2015.
Lo stesso presidente ha annunciato su Twitter, stavolta senza commettere refusi o errori strani come il messaggio che ha fatto il giro del mondo e che terminava con un criptico “covfefe” (parola che non significa nulla): “La decisione verrà annunciata tra qualche giorno, faremo l’America di nuovo grande“. L’annuncio arriverà al 21 di giovedì primo giugno. Venuto a conoscenza della possibilità, Elon Musk, Ceo della casa di auto elettriche Tesla e del gruppo aerospaziale SpaceX, ha minacciato di abbandonare il consiglio di esperti della Casa Bianca di cui fa parte.
Trump pare che abbia già confidato l’intenzione di uscire dagli accordi che evidentemente non rientrano tra i capisaldi della sua agenda politica che va sotto il motto di “America First“. I dettagli sull’uscita dall’accordo di Parigi saranno curati da un ristretto numero di persone, tra cui Scott Pruitt, l’amministratore dell’Epa, l’agenzia di protezione ambientale, che è peraltro destinata a subire tagli ingenti previsti dal budget del governo americano.
Ancora non è chiaro come Washington intende sfilarsi dall’intesa. Durante il suo viaggio in Italia, un presentimento o forse un’intuizione aveva spinto Papa Francesco a consegnare un libro sull’ambiente a Trump, per sensibilizzarlo sul tema che si sapeva fin dalla sua elezione non fosse una delle sue priorità. Il tentativo del Pontefice sembra sia stato vano.
I percorsi da seguire sono due ma in entrambi in casi infliggerebbero un colpo duro agli sforzi fatti dalla precedente amministrazione Obama per combattere il riscaldamento climatico del globo. Stati Uniti e Cina sono i due paesi che consumano e inquinano di più al mondo (vedi tabella sotto sulle emissioni serra, pari al 45% del totale).
Senza un impegno a ridurre le emissioni inquinanti da parte loro e senza un rinnovamento delle proprie industrie verso energie più verdi, come aveva iniziato a fare Barack Obama promuovendo un’agenda più sensibile all’impatto sulla natura, la campagna a difesa del clima risulta azzoppata e gli accordi di Parigi sarebbero compromessi.
- Da una parte Trump potrebbe annunciare un abbandono graduale che non si concluderebbe prima del novembre 2020. Secondo i termini dell’intesa stretta alla conferenza COP21, i paesi firmatari non possono inviare la loro richiesta di uscita dall’accordo prima di tre anni a partire dal 4 novembre 2016, data della firma di Parigi. A quel punto per il ritiro definitivo ci vorrebbe un altro anno di tempo.
- Dall’altra Trump potrebbe far uscire direttamente gli Usa dal trattato che sorregge l’accordo di Parigi, che va sotto il nome di United Nations framework convention on climate change. Come scrive La Repubblica “si tratterebbe dell’opzione più estrema, perché porterebbe gli Stati Uniti fuori da tutti gli accordi globali sul clima. Per questo processo, sarebbe necessario un anno”.