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Colle: Marini non passa, Pd spaccato, lotta Prodi vs D’Alema. Berlusconi: ‘Voto politiche a giugno’

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ROMA – Al Colle due fumate nere. Intesa Pd-Pdl 151 voti sotto il quorum. Grandi elettori Pd alla conta su nuovo nome. No Pdl a rinvio quarto scrutinio. Renzi a Roma: ‘Obiettivo non abbattere Marini, ma presidente fino a 2020’. Grillo per Rodotà: ‘Arrendetevi’. Bruciate in piazza tessere Pd. Cav: ‘Io mai così in 20 anni’. Per il leader del Pd, Pierluigi Bersani, bisogna prendere atto di una fase nuova. Al Pd, dice, spetta la proposta, che sara’ decisa nell’assemblea dei grandi elettori.

Come era nelle previsioni anche la seconda votazione per l’elezione del presidente della Repubblica si è conclusa con un nulla di fatto. Nessun candidato, al termine dello spoglio, ha raggiunto il quorum. Si e’ trattato di una votazione ‘lampo’. La chiama dei Grandi elettori è infatti terminata a poco meno di due ore e mezzo dall’inizio. La rapidità è dovuta alla scelta di votare scheda bianca da parte di Pd e Pdl. Le schede bianche sono state 418, Stefano Rodotà ha ottenuto 230 voti, seguito da Sergio Chiamparino che con 90 voti a favore che raddoppia le preferenze rispetto alla prima votazione. La terza votazione per l’elezione del Capo dello Stato inizierà domani mattina alle dieci nell’Aula della Camera. Poco prima, alle 9.40, si terrà la conferenza dei capigruppo.

Nel primo scrutinio Franco Marini non ha raggiunto il quorum per l’elezione del presidente della Repubblica. Si è fermato a quota 521. Secondo Stefano Rodotà con 240 voti.

In serata il sindaco di Firenze e’ arrivato a Roma. “L’obiettivo non era abbattere Marini ma dare all’Italia un presidente che durerà fino al 2020”, ha detto al suo arrivo alla stazione Termini. “Vediamo cosa dirà Bersani all’assemblea dei gruppi – ha aggiunto assaltato dalle telecamere -. Ora, con molta serenità, c’é da scegliere un presidente che dura fino al 2020, non fino al 2013. Quindi aspettiamo domani e vediamo se ce la facciamo”. “Vediamo se domani l’Italia ha un presidente – ha insistito – che ci accompagni per i prossimi sette anni. L’obiettivo non era abbattere Marini ma eleggere un presidente della Repubblica che rappresenti gli italiani”. Interpellato se ci sia stata una spaccatura dentro il partito, Renzi ha replicato: “mi sembra evidente che ci sia stata una spaccatura dentro il Pd, speriamo che domani la superiamo”. Alla domanda se ci sarà un incontro con Bersani già stasera, Renzi ha risposto negativamente: “stasera no di certo, domani mattina ci saranno degli incontri ed è naturale che ce ne sarà uno con Bersani e con tutto il gruppo dirigente del Pd”.

Mario Monti, consultati i vertici di Scelta civica, propone alle forze politiche di sostenere per l’elezione del Capo dello Stato il nome di Anna Maria Cancellieri. Per il professore si tratta di una candidatura di “altro profilo istituzionale” capace di dare garanzie a tutte le forze politiche.

Bersani nel pomeriggio, rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto se l’elezione del presidente della Repubblica stesse facendo esplodere il Pd, ha risposto: ”Ma no, no… certo che sono preoccupato ma sono preoccupato per l’Italia. E’ troppo enfatico?”, ha detto Bersani. “Vedrete che si troverà una soluzione. Marini? Riuniremo l’assemblea dei grandi elettori e vedrete che la soluzione si troverà”. Intanto si riunirà domani mattina, alle 8, l’assemblea dei Grandi Elettori del Pd. L’ipotesi che sta prendendo piede al vertice del partito è di scegliere il candidato alla presidenza della Repubblica attraverso una consultazione, a voto segreto, sulla base della proposta di nomi che sarà avanzata da Pier Luigi Bersani. Una sorta di ‘primarie’ interne tra i Grandi Elettori che però preoccupa non pochi nel partito, che temono che la consultazione possa diventare una ‘conta’ tra i favoriti.

Il Pd ha chiesto uno slittamento di qualche ora della 4/a votazione per l’elezione del presidente della Repubblica, prevista per domani pomeriggio. Lo si è appreso da fonti parlamentari che precisano come la richiesta del Pd sarà esaminata dalla capigruppo convocata domani che potrebbe anche optare per uno slittamento a sabato. Ma i capigruppo del PDL del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Renato Brunetta, hanno espresso la loro contrarietà ad ogni ipotesi di slittamento.

“Perché Bersani ha fatto tutto questo? Perché ha paura di vincere…”. Il leader di Sel Nichi Vendola, intercettato dai cronisti in Transatlantico, ha commentatp ‘l’affondo’ di Bersani sulla candidatura Marini citando il film di Andò “Viva la libertà” in cui il protagonista, uomo politico, parla appunto della paura di vincere. “E’ inaccettabile – aggiunge – che chi ha il boccino nelle mani per eleggere il presidente della Repubblica poi decida di passarlo nelle mani di Berlusconi”.

BERLUSCONI: CONTESTATO IN PIAZZA A UDINE – Berlusconi è stato contestato da un gruppo nutrito di giovani. Appena ha cominciato a parlare, il gruppo ha intonato slogan contro Berlusconi definendolo buffone e urlando “Grillo”. L’ex premier ha reagito precisando che in venti anni di vita politica lui e il centrodestra non hanno mai interrotto alcuna manifestazione. “Siete invidiosi – ha detto Berlusconi rivolgendosi ai contestatori – e dovreste tutti guardarvi allo specchio. E poi noi siamo anche più belli – ha proseguito – perché qui sotto il palco ci sono decine di belle ragazze”. La contestazione è in parte continuata al grido di “in galera in galera”.

“Il Pdl è ritornato ad essere il primo partito in Italia”, ha detto Berlusconi precisando che “i sondaggi sono molto positivi con cinque punti in più rispetto a due mesi fa. Siamo saliti – ha detto – dal 21 al 26%”. Berlusconi ha anche precisato, sempre citando i sondaggi, che il centrodestra è in vantaggio di quattro punti sul centrosinistra.

Per Silvio Berlusconi, “se continua questo stallo è meglio andare al voto a giugno”. Berlusconi ha anche invitato il popolo del centrodestra a combattere contro l’astensionismo. “Gli altri hanno un elettorato più irrigimentato. Per questo è necessario mobilitarci e combattere l’astensionismo”.

GRILLO: ARRENDETEVI – “Nessuno ha spiegato a Bersani che l’Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con lo psiconano. La guerra è finita, arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza”. Così Beppe Grillo. “Capranica é l’ultima raffica dell’inciucio”, scrive paragonando le vicende del Pd agli ultimi tempi di Mussolini. “Noi andiamo avanti con Rodotà”. Lo conferma Roberto Fico, di M5S, chiarendo che il nome di Prodi potrà essere votato “solo se tutti i candidati M5S prima di lui nella rosa dovessero rinunciare”. “Faccio un appello a Vendola e a Sel affinché votino Rodotà fino all’ultimo, perché se cambiassero non sarebbero seri e si metterebbero insieme a chi vuole solo perpetuare questo sistema che, invece, noi vogliamo cambiare” aggiunge Fico. “Il Pd faccia ora un gesto audace. Come quello che abbiamo fatto noi” commenta anche Sergio Puglia che esclude in prospettiva la prospettiva di una convergenza con il Pd sul nome di Prodi, nonostante il Professore sia nella rosa dei candidati M5S. “Prima di arrivare a Prodi si devono ritirare Rodotà, Zagrebelsky, Bonino e gli altri che sono davanti a lui”. Per Carla Ruocco con Rodotà e il suo successo “abbiamo spaccato. Ora quelli del Pd non sanno più come riorganizzarsi”. “Ringrazio sinceramente i grandi elettori che mi hanno votato. Ringrazio allo stesso modo i molti che diversamente e con generosità stanno sostenendo la mia candidatura”. Lo ha detto all’ANSA Stefano Rodotà.

Il M5S, al termine della riunione dei gruppi, conferma che continuerà a votare Stefano Rodotà per la Presidenza della Repubblica. Rodotà è segno di “cambiamento” e “Presidente di garanzia” e con lui non può che “nascere una seria proposta di governo per i cittadini”.

La candidatura di Franco Marini fa flop. I dati della prima votazione mostrano che il candidato al colle, fermandosi a quota 521, ha avuto 151 voti in meno del quorum necessario (pari a 672 voti, i due terzi del plenum) Il bacino potenziale dal quale partiva il candidato al colle era di 745 voti: Pdl, Lega, Fratelli d’Italia, Pd (tranne i 51 renziani) Scelta Civica. Ebbene, rispetto al serbatoio complessivo Marini ha avuto 224 voti in meno. Stefano Rodotà, candidato dal movimento cinque stelle, ha avuto molti più voti rispetto ai 163 di partenza: all’ex presidente dell’autorithy per la privacy sono andati 240 voti, 77 di più: 45 sono di Sel, altri 32 sono venuti probabilmente dal Pd. Coloro che non hanno votato per Marini, hanno manifestato il loro dissenso in vari modi: La scheda bianca è stata la scelta fatta da 104 grandi elettori. Molti Renziani hanno votato per l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che ha avuto 41 voti. Romano Prodi ha avuto 14 voti, Emma Bonino 13, Massimo D’Alema 12. In dieci hanno votato per la riconferma di Giorgio Napolitano, altri sette hanno dato la preferenza a Anna Finocchiaro, in due hanno votato per il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e per il premier Mario Monti. Ci sono state 18 schede disperse (voti andati a candidati che hanno avuto una sola preferenza), mentre altre 15 schede sono state considerate nulle. In totale, i parlamentari che non hanno votato per Marini sono stati 478. (ANSA)

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Fumata nera nella seconda votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Nessun candidato ha raggiunto il quorum. Le schede bianche sono state 418, Stefano rodotà ha ottenuto 230 voti, seguito da Sergio Chiamparino che con 90 voti a favore che raddoppia le preferenze rispetto alla prima votazione. La terza votazione inizierà domani mattina alle 10 nell’Aula della Camera. Poco prima si terrà la conferenza dei capigruppo.

BERLUSCONI Si torni “immediatamente al voto da giugno”. A dirlo il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, in un comizio a Udine. “Abbiamo fatto un’intesa con Pd e Sc per una candidatura condivisa – ha spiegato – ma dissensi interni rendono impossibile un’elezione unitaria. Dal 24 febbraio non abbiamo ancora uno straccio di governo data la nostra economia. Vi sembra possibile che il Paese viva in questa paralisi? Nessuno può far finta di non avere capito”. L’ex premier è continuamente interrotto da fischi e contestazioni nel suo intervento.

BERSANI: “FASE NUOVA”. “Vedrete che si troverà una soluzione. Marini? Riuniremo l’assemblea dei grandi elettori e vedrete che la soluzione si troverà”. Così Pier Luigi Bersani assicura ai giornalisti che si troverà una via d’uscita per eleggere il Presidente della Repubblica. “Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Pd la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei grandi elettori”.

RENZI: “MARINI E’ SALTATO”. “A questo punto è evidente: Marini è saltato”. Così il sindaco di Firenze ai giornalisti a margine di una iniziativa in Palazzo Vecchio a Firenze. “Quella di stasera era un’ipotesi – ha poi aggiunto riferendosi ai tempi in cui potrebbe raggiungere Roma, ma penso sia più probabile e più utile domani mattina. Oppure – ha detto Renzi – si può anche fare le cose per telefono, come fino ad ora…”.

GRILLO: “DRAMMA SE VINCE MARINI”. Beppe Grillo ha definito un “dramma” l’ipotesi che Franco Marini diventi presidente della Repubblica. “Con Marini sparisce tutto”, aggiunge riferendosi a varie inchieste giudiziaria tra cui MPS. “Nessuno ha spiegato a Bersani che l’Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco”, ha scritto prima Grillo sul blog. “Rodotà sarebbe acclamato dagli italiani per plebiscito. Marini rappresenta lo status quo”.

ALFANO: SI CERCHI SOLUZIONE IDONEA. “Il Pd comunica di votare scheda bianca alla seconda e alla terza votazione. Ne prendiamo atto e invitiamo tutti a impegnare questo tempo per individuare la soluzione più idonea per eleggere il capo dello Stato alla quarta votazione”. Lo afferma il segretario del Pdl Angelino Alfano. “Questa mattina Franco Marini candidato del Pd a noi posto e da noi lealmente votato, pur non raggiungendo il quorum dei due terzi previsto dalla Costituzione per i primi tre scrutini ha comunque superato la maggioranza degli aventi diritto al voto”.

VENDOLA: “BERSANI? HA PAURA DI VINCERE”. “Perché Bersani ha fatto tutto questo? Perché ha paura di vincere”. Il leader di Sel commenta ‘l’affondo’ di Bersani sulla candidatura Marini citando il film di Andò “Viva la libertà” in cui il protagonista, uomo politico, parla appunto della paura di vincere. “E’ inaccettabile che chi ha il boccino nelle mani per eleggere il presidente della Repubblica poi decida di passarlo nelle mani di Berlusconi”.

RODOTA’: “RINGRAZIO CHI MI HA VOTATO”. “Ringrazio sinceramente i grandi elettori che mi hanno votato. Ringrazio allo stesso modo i molti che diversamente e con generosità stanno sostenendo la mia candidatura”. Stefano Rodotà, con 241 preferenze, ha ottenuto più voti di quelli dei 163 grandi elettori grillini che lo hanno candidato. “Rodotà è stato votato non solo dai nostri candidati ma anche da altre 80 persone, quindi è un segno forte che è una persona di alto profilo”, ha dichiarato Vito Crimi.

VELTRONI: “GRAVE ERRORE”. “Il risultato della prima votazione per il presidente è talmente chiaro che insistere su questa strada sarebbe un grave errore”. Così Walter Veltroni, raggiunto telefonicamente, valuta l’esito del primo voto su Franco Marini.

LA PRIMA VOTAZIONE. Franco Marini non ce la fa a essere eletto presidente della Repubblica alla prima votazione e si ferma a quota 521. Cifra ben inferiore al quorum richiesto nelle prime tre votazioni (670), ma sufficiente dal quarto scrutinio in poi. Secondo Stefano Rodotà con 240 voti, terzo Sergio Chiamparino con 41 preferenze. I grandi elettori hanno anche espresso 14 voti a favore di Prodi, 13 per Emma Bonino, 12 voti per Massimo D’Alema, 10 per Napolitano, 7 per Finocchiaro,2 per la Cancellieri e altrettanti per Monti. Le schede bianche sono state 104, le nulle 15. I voti dispersi 18.

PRESIDIO PRO-RODOTA’ DAVANTI CAMERA. I parlamentari del M5S sono usciti da Montecitorio per incontrare il gruppo di cittadini (una trentina) che da questa mattina sta manifestando davanti alla Camera a favore della candidatura di Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica. Deputati e senatori hanno risposto con un applauso al coro ‘Rodota’-Rodotà’ intonato dai manifestanti, poi, guidati da dal capogruppo Vito Crimi, hanno raggiunto il gruppo di manifestanti?.

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Niente quorum, sconfitta pesante per Bersani. La prima votazione non funziona, con Marini che si ferma a una quota bassa. Il leader del PD ha posto la fiducia sopra al nome dell’ex sindacalista ed ex DC e ora il partito ha deciso di prendere tempo e aspettare fino alla quarta votazione, quando bastera’ la maggioranza assoluta e non piu’ i due terzi dei consensi tra i 1007 deputati e senatori e delegati regionali che partecipano all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Mentre va in scena la seconda tornata di votazioni, gia’ destinata a concludersi con un nulla di fatto dal momento che il PD votera’ scheda bianca, spuntano alcune indiscrezioni di palazzo secondo cui i due leader di Pd e PdL ieri avrebbero raggiunto un accordo che prevede Franco Marini al Colle, Silvio Berlusconi e Romano Prodi senatori a vita.

Al primo giro, a Marini vengono a mancare 151 voti (521 contro i 672 di cui aveva bisogno). La piazza fuori dalla Camera e’ molto calda, con presidio dei dissidenti del Pd-Sel e degli esponenti del Movimento 5 Stelle. E’ un problema solo politico ora: bisogna vedere se Bersani ostinato va avanti con Marini o se per le pressioni interne decide di cambiare rotta.

Le schede bianche sono state 104 e gli altri voti 121. Rodota’ se ne e’ assicurati 240. Chiamparino invece 41, Prodi 14, Bonino 13, D’Alema 12, Napolitano 10, Finocchiaro 7, Cancellieri 2, Monti 2. Schede Bianche 104, Schede nulle 15.

Il direttore di Europa, vicino al PD, su Twitter dice che e’ in corso alla Camera un vertice tra Enrico Letta, il capogruppo Zanda, il segretario Bersani e Franceschini. Pare si profili la strategia di votare scheda bianca nei prossimi due voti. Questo perche’ il nome di Marini potrebbe essere bruciato nelle prossime votazioni. E’ probabile che poi venga riproposto al quarto round. Dalle voci che girano pare addirittura che a ‘stoppare’ Marini sia stato lo stesso D’Alema, storico esponente del centro sinistra e mentore di Bersani.

Intanto il Movimento 5 Stelle sta organizzando una conferenza stampa, per annunciare “l’apertura per far partire un governo del Pd”. Diranno che e’ “importante convergere su Rodota’”, per “aprire una nuova stagioen poitica”, secondo quanto riferito da Adriano Zaccaghini dei 5 Stelle ai microfoni di RaiNews 24. Dal gruppo di Grillo appello dunque al centro sinistra per una convergenza sul loro nome (Rodota’) in previsione di un governo a guida PD sostenuto dall’esterno dai 5 Stelle. Ma e’ difficile che Bersani, a cui sin qui e’ mancata la lungimiranza politica, cambi nomi e schema in corsa.

PdL e Lega hanno votato compatti per l’uomo scelto dal segretario del PD. I renziani invece hanno votato Sergio Chiamparino o scheda bianca, mentre i prodiani l’ex premier bolognese. Dal PD qualche consenso anche a D’Alema e Bonino. Una curiosita’: un voto a testa anche per Mara Carfagna (che non ha i requisiti avendo meno di 50 anni di eta’) e Valeria Marini. Sel e M5S hanno espresso la preferenza per Rodota’. Prima delle 15 i leader torneranno a sentirsi per vedere il da farsi.

Dal momento che l’esecutivo lo scegliera’ il Capo dello Stato in questa situazione istituzionale molto particolare, l’attenzione e la tensione sono altissime. Quale governo formare e se sciogliere o meno anticipatimente le Camere lo decidera’ di fatto il successore di Napolitano. Il potere del Quirinale funziona un po’ come una fisarmonica, si estende quando viene a mancare la forza politica dell’esecutivo e dei partiti.

Cosi’ commenta La Repubblica, giornale vicino al PD: “Si dice, da anni, che la sinistra italiana non è più in grado di captare gli umori del paese. Ora sappiamo che non è più in grado di captare neanche gli umori della sua gente: quella che alla sinistra vuole bene, che dentro la sinistra vive, che nella sinistra ancora spera. Eventuali primarie tra Marini e Rodotà vedrebbero il secondo trionfare con un margine così schiacciante da far sembrare perfino stravagante la candidatura del primo. Non che Marini non sia una persona degna, o un incapace. Nessuno lo sostiene. Ma tutti intendono che il cambiamento tanto invocato dallo stesso Bersani non passa da Berlusconi, no che non ci passa: e invece è proprio dal parlottio con Berlusconi e i suoi che il nome di Marini è sortito”.

“Tutti intendono che Rodotà incarna la politica alta e la sinistra degna. Tutti sanno che Rodotà è stato presidente del Pds. Tutti colgono il vero e proprio colpo di fortuna toccato alla sinistra con l’esito delle “quirinarie” grilline, con la rinuncia di Gabanelli e Strada e il nome di Rodotà che chiede solamente di essere riconosciuto. Tutti, infine, ora intendono che Grillo ha avuto ragione a sfidare il Pd su Rodotà al Colle, già sapendo che quel partito non avrebbe avuto l’estro, la libertà, la forza di accettare. Ieri Grillo ha stravinto. Il Pd ha straperso. E molte persone, chi con il magone, chi schiumando rabbia, si sono chieste come è possibile farsi talmente male”.

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ROMA (WSI) – Alla vigilia della prima tornata a Camere unite, l’uomo del Colle prescelto in maniera condivisa e’ Franco Marini. Sull’ex leader storico della Cisl è maturata infatti la decisione nello schema delle larghe intese tra Pd e Pdl. Anche se Bersani continua a ripetere che una cosa sono le elezioni per il Quirinale e un’altra le trattative per la formazione del governo, rimane difficile da credere che Berlusconi non abbia chiesto qualcosa in cambio del sostegno all’ex DC e Partito Popolare italiano. Ma il successo del Movimento Cinque Stelle al voto di febbraio, ha dimostrato che gli italiani vogliono cambiamenti drastici nelle istituzioni.

Oggi ha preso il via al primo giorno di votazioni per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, che rappresenterà l’unità nazionale dopo il settennato di Giorgio Napolitano. Se il nome di Marini dovesse saltare sotto i colpi dei franchi tiratori (il voto e’ segreto), il centro sinistra dovra’ inventarsi un altro candidato. E Bersani sara’ il grande sconfitto. E’ in gioco la leadership del piacentino ex ministro dello Sviluppo Economico sotto Prodi. Comunque vada, insomma, il Pd – travolto dalle critiche dei Renziani e dell’alleato Sel di Vendola – ha già perso, mentre Berlusconi e Grillo hanno gia’ vinto la loro partita.

Bersani e’ contestato nel cuore del suo partito, fuori dai palazzi di Roma, sui social network e nei media tradizionali. Persino il Financial Times ha bocciato la scelta del segretario del PD (passata con 220 voti a favore e 90 contrari), chiedendo un candidato credibile in Italia e all’estero: “Eleggere un mediatore appartenente alla vecchia scuola non va bene”. Serve un Presidente “forte e credibile”. Anche se una cosa sono le elezioni del Capo dello Stato e una cosa le elezioni politiche, Renzi ha ricordato che “Marini e’ stato bocciato un mese fa alle elezioni in Abruzzo”.
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Guardando ai numeri, la sensazione e’ che Marini potrebbe non farcela. Oltre al PdL, anche Lega Nord e Lista Civica con Monti dovrebbero votarlo. L’ex sindacalista e democristiano ha un plafond di voti risicato (una ventina in piu’ di quelli che gli servono, se si sottraggono i voti di Sel, dei giovani turchi e dell’ala renziana del partito, nonche’ dei socialisti, che voteranno Emma Bonino). I consensi sulla carta, al riparo dagli sgambetti, sono 699: non abbastanza per avere la certezza di arrivare ai due terzi (672, soglia al netto delle defezioni). Secondo il giornalista parlamentare del Foglio Salvatore Merlo “Dicono che ce la fa Marini”, grazie ai voti dei “giovani turchi” del PD (tra cui Fassina e Orsini).

L’esito non e’ scontato, invece a essere ormai inevitabile sembra piuttosto la spaccatura all’interno del PD. Se Marini vince, Berlusconi ha ottenuto il candidato che gli fa comodo e che ha appoggiato, mentre Grillo potra’ gridare all’inciucio. Se Marini perde, Berlusconi potra’ gioire per l’implosione del centro sinistra, mentre Grillo potrebbe arrivare indenne alla quarta votazione e vedere vincere il suo candidato, in quello che sarebbe il deja vu di un caso Grasso (il magistrato del PD eletto alla presidenza del Senato con i voti del M5S), ma a parti invertite.

Nello specifico dei numeri e dei metodi, ecco come funziona la votazione: ogni sessione dura quattro-cinque ore, e la prima è fissata per le ore 10. In caso di mancata elezione al primo scrutinio, il secondo sarà intorno alle 15-15:30. Potranno partecipare alle elezioni 1007 elettori di cui 630 deputati, 319 senatori, 58 delegati delle Regioni (24 sono del PdL e 23 del PD): uno dalla Valle d’Aosta, tre da ogni altra regione. Nei primi tre scrutini occorre la maggioranza di due terzi qualificata, pari a 672 voti. Dalla quarta, eventuale, votazione che dovrebbe tenersi venerdì pomeriggio basta la maggioranza assoluta, pari a 504 voti (50% +1).

Ieri pomeriggio è stata raggiunta un’intesa di massima tra Pd e Pdl sul nome dell’ex presidente del Senato, Marini. Ma il centrosinistra è diviso. Tra i senatori del Pd solo 222 hanno votato a favore: 90, in prevalenza renziani, i contrari e 21 gli astenuti. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, aveva già bocciato Marini qualche giorno fa. E lo ha ribadito mercoledì sera alle Invasioni Barbariche: ha definito la sua eventuale elezione un dispetto al Paese. Anche Nichi Vendola ha annunciato il no di Sel.

”Noi non siamo d’accordo. L’elezione di Marini sarebbe la fine del centrosinistra, oltre a un’operazione di restaurazione. Non ho nulla contro Marini, ma bisogna dare un messaggio di cambiamento. L’ Italia si è emozionata per l’elezione di Grasso e Boldrini, noi dobbiamo dare un segnale di speranza”. Mentre il Movimento Cinque Stelle ha scelto il suo candidato per la presidenza: è l’ex Garante per la privacy Stefano Rodotà.

“Il nuovo Capo dello stato dovrebbe avere la credibilità internazionale goduta da Napolitano – scrive il quotidiano finanziario londinese – gli alleati dell’Italia devono sapere che c’è qualcuno di cui possono fidarsi anche se la turbolenza politica non dovesse finire presto. Chiunque venga eletto dovrebbe anche avere le capacità politiche necessarie per mediare tra partiti che hanno dato prova di non voler scendere a compromessi”.

“Eleggere un fautore di compromessi vecchio stile non funzionerà – continua il Financial Times – il successo del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo ha dimostrato che gli italiani vogliono cambiamenti nelle loro istituzioni”. “Il caos politico a Roma richiede un Presidente forte e credibile – conclude il quotidiano economico – quando i parlamentari si riuniranno oggi dovrebbero dare priorità agli interessi nazionali rispetto a quelli del loro partito di appartenenza”.

IL PROFILO DI STEFANO RODOTÀ

Chi è Stefano Rodotà, il candidato al Quirinale del Movimento 5 Stelle? Classe 1933, calabrese, di famiglia italo-albanese, professore di diritto civile, Rodotà piace ai paladini dell’antipolitica, ma non è quello che si può definire un volto nuovo della politica. Quattro legislature alle spalle, dal 79 al ’94, eletto anche al Parlamento europeo, poi presidente dell’Autorità garante per la privacy, è stato anche il primo presidente del neonato Partito democratico di sinistra nel 1989. E nella sinistra ha svolto tutta la sua carriera politica, fin dal 1979 quando entrò per la prima volta in Parlamento come indipendente nelle liste del Pci.

Nel 1983 viene rieletto, e diventa presidente del Gruppo Parlamentare della Sinistra Indipendente. Deputato per la terza volta nel 1987, viene confermato nella commissione Affari Costituzionali e fa parte della prima Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Nel 1989 è nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal PCI di Occhetto, e successivamente aderisce al Partito Democratico della Sinistra, del quale sarà il primo Presidente. Nell’aprile del 1992 torna alla Camera dei deputati tra le file del PDS, viene eletto Vice Presidente della Camera e membro della nuova Commissione Bicamerale. Da Vicepresidente della Camera fu lui nel 1992 a proclamare eletto al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro, assumendo la presidenza del Parlamento in seduta comune al posto di Scalfaro.

Dal 1997 al 2005 è stato il primo Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il Gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione Europea. È stato componente del Gruppo europeo per l’etica delle scienze e delle nuove tecnologie. È tra gli autori della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea. È presidente della Commissione scientifica dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione europea.

Recentemente Rodotà si è battuto per la libertà della rete, ed è forse questa la chiave che lo ha reso così gradito a Grillo e alla sua base. Il 29 novembre 2010 ha presentato all’Internet Governance Forum una proposta per portare in commissione Affari Costituzionali l’adozione del seguente articolo “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.

Per Travaglio Rodotà sicuramente ha l’unico handicap dell’eta’, “non ne ha altri”, perché l’altissimo profilo del giurista è indiscutibile e “perché poi quando svolse le suo funzioni di parlamentare come indipendente di sinistra le svolse da vero indipendente quale è sempre stato custode dei diritti, custode dei diritti delle minoranze, soprattutto dei diritti civili, un uomo che ha difeso le nostre vite proprio con la privacy, con la bioetica, con l’eguaglianza, con l’intransigenza sulla Costituzione e sui conflitti di interesse“.

Durante la trasmissione Servizio Pubblico condotta da Michele Santoro, Travaglio in tono fortemente ironico lo aveva descritto come uno “che non sa far altro che parlare di diritti delle minoranze, di laicità, di bioetica”, concludendo che, in Italia è già un miracolo che sia ancora a piede libero.