Quota 104 e vincoli molto più restrittivi per chi ha intenzione di andare in quiescenza anticipatamente. Sono questi i due punti più salienti del capitolo riservato alle pensioni inserito all’interno della Manovra 2024.
Una fotografia ben precisa e dettagliata di come saranno le pensioni nel 2024 è emersa dalla conferenza stampa di Giorgia Meloni e dei Ministri fatta al termine del CdM, nel quale è stato dato il via libera alla Manovra.
Cosa cambia per le pensioni anticipate
Ad indicare i cambiamenti previsti per chi vuole accedere alla pensione anticipata ci ha pensato Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, che ha spiegato che l’accesso sarà molto più restrittivo. Non ci saranno più l’Ape Sociale e Quota 103, almeno nelle forme che erano previste fino allo scorso anno. Opzione Donna, invece, confluisce nella flessibilità in uscita. Per quanto riguarda Quota 103 è stata innalzata l’età, anche se non è diventata una Quota 104 piena.
Il governo ha poi voluto introdurre un importante elemento di novità, nel tentativo di eliminare alcune situazioni di squilibrio a cui nessuno aveva pensato fino ad oggi. È stato tolto il vincolo a cui erano sottoposti i lavoratori che sono interamente nel sistema contributivo, i quali potevano andare in quiescenza con l’età raggiunta solo e soltanto se l’importo dell’assegno previdenziale è inferiore a 1,5 volte la pensione sociale. In caso contrario dovevano attendere il compimento dei 70 anni.
Indicizzazione delle pensioni
Capitolo importante, contenuto nella Manovra, riguarda l’indicizzazione delle pensioni. Le nuove misure permettono di aumentare l’importo degli assegni di 1.279 euro l’anno per quanti hanno un reddito fino a 28.000 euro. Viene rimodulato, in altre parole, il meccanismo dell’indicizzazione degli importi all’inflazione.
Il conguaglio sarà a fasce: avverrà per intero solo e soltanto per chi riceve quattro volte la minima, ossia 2.100 euro lordi al mese. Sopra questo tetto il recupero all’inflazione non sarà più al 100%, ma rispetterà le tabelle previste dalla Legge di Bilancio 2023, che sono le seguenti:
- assegno compreso tra 2.101,53 e 2.626,90 euro: 85% del tasso. L’aumento è pari allo 0,68%;
- assegno compreso tra 2.626,91 e 3.152,28 euro: 53% del tasso. L’aumento è pari allo 0,424%;
- assegno compreso tra 3.152,29 e 4.203,04 euro: 47% del tasso. L’aumento è pari allo 0,376%;
- assegno compreso tra 4.203,05 e 5.253,80 euro: 37% del tasso. L’aumento è pari allo 0,296%;
- assegno sopra i 5.253,81 euro: 32% del tasso. L’aumento è pari allo 0,256%.
Viene confermata la super rivalutazione delle pensioni minime per gli over 75 anni – ha spiegato Giorgia Meloni -. La rivalutazione delle pensioni in rapporto all’inflazione, altra misura che cuba complessivamente circa 14 miliardi di euro. Rivalutiamo al 100% le pensioni fino a quattro volte il minimo, al 90% quelle tra 4 e 5 volte il minimo e poi a scendere man mano che aumenta l’importo della pensione.
Quota 103 diventa Quota 104
Fin dal primo momento il rinnovo di Quota 103 era sembrato come l’opzione più probabile, almeno fin dall’insediamento del governo Meloni. Ricordiamo che la misura permette di andare in quiescenza all’età di 62 anni, con 41 anni di contributi. Questa scelta sembrava la più semplice da adottare fin dall’inizio, nonostante i proclami della Lega, che puntava a Quota 41 e all’abolizione della Legge Fornero.
La misura temporanea, però, ha dei costi più abbordabili, in un momento in cui parte della Manovra è fatta in deficit. Per andare in pensione con Quota 103 è necessario aver maturato almeno 41 anni di contributi: un obiettivo, di sicuro non da poco, raggiungibile unicamente dai lavoratori con una carriera stabile e continuativa nel tempo. Sarà ancora possibile, quindi uscire dal momento del lavoro con Quota 103, benché siano previsti dei disincentivi che potrebbero pesare sull’assegno previdenziale.
Quanti, invece, decideranno di uscire con Quota 104 avranno diritto ad un premio. Stiamo parlando del cosiddetto Bonus Maroni.
È bene sottolineare che il confine tra Quota 103 e Quota 104 è molto labile. La seconda è, in un certo senso, una proroga con qualche ritocco della prima. In altre parole cambia il requisito dell’età anagrafica che aumenta a 64 anni anziché 62, mentre per quanto riguarda i contributi non cambia assolutamente nulla.
Opzione Donna ed Ape Sociale
I lavoratori dovranno dire addio ad Opzione donna e all’Ape Sociale, almeno nel modo che le conosciamo oggi. Le due misure vengono accorpate. A spiegare nel dettaglio cosa cambierà è la stessa Giorgia Meloni:
Ape Sociale e Opzione Donna vengono superate e accorpate in un unico fondo per la flessibilità in uscita che consente di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi per gli uomini caregiver, disoccupati, impegnati in lavori gravosi e disabili, mentre per le donne è di 35 anni.