E’ il più antico degli adagi conosciuti nel mondo della finanza: diversificare è importante perché non è saggio mettere tutte le uova nello stesso paniere. Ma fino a che punto ha senso diversificare, ovvero inserire nuove asset class e nuovi prodotti nel portafoglio? Secondo l’ex volto di lungo corso a Cnn Money e ora editor di realdealretirement.com, Walter Updegrave, non è difficile capire se ci si è spinti oltre misura. Updegrave ricorda a titolo di premessa che, secondo una simulazione di Morningstar, un mix semplice di asset negli ultimi 20 anni non ha avuto grandi differenze nei ritorni rispetto a una diversificazione più evoluta.
Nel dettaglio il primo portafoglio era composto al 55% di azioni Usa, al 10% azioni di paesi sviluppati, al 5% azioni da paesi emergenti e al 30% di obbligazioni Usa. In 20 anni il risultato è stato dell’8,7% annualizzato con un calo del 27% nel crash del 2009. Il secondo portafoglio, che includeva bond internazionali, Reit, materie prime e fondi hedge aveva consegnato una performance dell’8,6% con un calo nel 2008 del 25%. Differenze non eclatanti, insomma, anche se molto dipende da come viene amministrato l’equilibrio dei rischi.
Secondo l’autore, insomma, la lista dei propri investimenti non dovrebbe essere lunghissima: ecco le domande da porsi per capire se la diversificazione del portafoglio sta seguendo le giuste direttrici o meno.
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Ti servono le dita di entrambe le mani per contare i tuoi investimenti? “Non esiste un numero “corretto” per gli investimenti che dovresti possedere”, ha scritto Updegrave su Money.com, “ma una volta superate quota cinque o sei, è probabile che tu abbia molte sovrapposizioni o che ti avventuri in investimenti arcani di cui non hai bisogno.
La verità è che puoi ottenere praticamente tutta la diversificazione nazionale ed estera di cui hai bisogno mediante appena tre fondi indicizzati: un fondo di borsa statunitense, un fondo di borsa obbligazionario statunitense e un fondo di borsa internazionale”. Troppi investitori, al contrario, si fanno sedurre dalle ultime mode del momento, aggiungendo componenti non necessarie al portafoglio. - Possiedi investimenti che non capisci fino in fondo? Una conoscenza che non si fermi solo ai titoli: questa è l’unica via che permetta di capire come funziona un determinato prodotto e, di conseguenza, perché ne hai bisogno.
- Sai spiegare esattamente perché hai acquistato ciascun investimento? “Oltre a sapere come funziona un investimento, devi capire quale ruolo specifico svolge nel tuo portafoglio e come, precisamente, migliora la performance del tuo portafoglio” ha aggiunto l’autore, “Idealmente, dovresti anche essere in grado di quantificare il beneficio che ricevi dal possederlo citando la ricerca o indicando i dati sulle prestazioni che dimostrano come questo investimento migliori il compromesso tra rischio e rendimento”.
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Possiedi investimenti che non hai più toccato dopo averli acquistati? “Se stai seguendo una strategia di investimento a lungo termine, allora il mix di attività nel tuo portafoglio (ad esempio 50% in azioni di grandi società, 10% in azioni di piccole dimensioni, 40% in obbligazioni) dovrebbe riflettere i tuoi obiettivi di investimento e la tua tolleranza al rischio”.
Ma è importante intervenire strada facendo: “Man mano che investimenti diversi producono rendimenti diversi, è necessario riequilibrare periodicamente il portafoglio per riportarlo alle proporzioni prestabilite”. - Aggiungi regolarmente nuovi investimenti nel tuo portafoglio? “Dopo aver creato un portafoglio ben bilanciato, il tuo lavoro di investimento è praticamente finito”, ha concluso Updegrave, “certo, c’è un monitoraggio e un riequilibrio… Ma non è necessario aggiungere costantemente nuove classi di attività o investimenti solo perché le case di investimento le mettono in evidenza”.