Keep calm, mantieni la calma. È la regola aurea principale per investire con un orizzonte temporale di lungo termine, che fa rima con pazienza, soprattutto quando la maggior parte degli investitori la dimentica. Periodi di mercato turbolenti e bruschi cali sono un assioma inevitabile e, come dice il capitano Jack Sparrow nel film “Pirati dei Caraibi”: “Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema”.
Di fronte a un problema o una difficoltà, si può decidere di rimuginare su cosa è andato storto, rimanendo ancorati al passato, oppure si può decidere di far prevalere un atteggiamento positivo che considera il problema come un’opportunità. Nel mondo degli investimenti questo si traduce nel restare focalizzati sugli obiettivi di lungo periodo, una bussola per mantenere sangue freddo nelle situazioni di panico. Ma in che intervallo si collocano questi obiettivi? Quanto deve essere effettivamente lungo l’orizzonte temporale quando si investe?
Quando si pianifica una strategia di investimento, una delle prime cose da stabilire è il lasso di tempo entro il quale si ha la possibilità di mantenere l’investimento. Molto spesso i risparmiatori non hanno chiari i vantaggi degli investimenti a lungo termine e dimenticano di considerare l’orizzonte temporale quando operano le proprie scelte di investimento, semplicemente perché non capiscono cosa si intenda effettivamente per “orizzonte temporale”. La maggior parte delle persone è convinta che esso sia semplicemente un arco generico di tempo all’interno del quale è ragionevole aspettarsi dei risultati. Purtroppo, se non si capiscono bene le conseguenze dell’orizzonte temporale sugli investimenti, il concetto rischia di restare indefinito e questo porta a fare delle scelte sbagliate.
I vantaggi di investire nel lungo termine
A parità di obiettivi, scegliere un orizzonte temporale più lungo comporta una serie di vantaggi per gli investitori: si può sfruttare l’interesse composto, si possono ottenere migliori rendimenti con lo stesso profilo di rischio o si può aumentare il profilo di rischio diminuendo la possibilità di subire delle perdite. Infatti, anche se nel percorso si subiscono delle perdite consistenti, queste possono essere ammortizzate nel lungo periodo. Al contrario, chi adotta un approccio aggressivo ma sceglie di investire nel breve periodo, rischia di bruciare il suo capitale, senza riuscire a raggiungere i suoi obiettivi economici. Per questo l’orizzonte temporale dovrebbe essere calibrato a seconda delle proprie necessità finanziarie, scegliendo sempre di dare tutto il tempo possibile al proprio investimento. Questo vuol dire optare, a parità di altri fattori, per l’orizzonte più lungo che la situazione consenta.
Investire nel lungo termine: cosa significa?
L’investitore che vuole investire soldi a lungo termine deve essere consapevole che l’impegno economico di oggi sarà ricompensato con una buona rendita futura, così da assicurarsi una certa tranquillità economica, tra 10, 20 o 30 anni. Più avanti ci si proietta negli anni, maggiori saranno i risultati.
Come spiegato da Banca d’Italia, “non esistono definizione precise, ma di solito per breve termine si intende un periodo inferiore ai due anni, per medio termine un periodo dai due ai 5 o 10 anni e per lungo termine un periodo dai 5 o 10 anni in su. Per lungo periodo, la definizione “oltre i dieci anni” è forse più utile, perché solo in periodi così lunghi è probabile assistere a un intero ciclo finanziario che alcuni autori indicano durare in media 7 anni”.
Perché è importante l’orizzonte temporale di un investimento?
I concetti di breve, medio e lungo termine sono dunque legati indissolubilmente a quelli di rischio finanziario. Ad esempio, se si sta pensando di comprare un’auto con i propri risparmi fra due anni, non è consigliabile investire in azioni, che nel breve termine sono molto volatili, ma sarebbe opportuno optare per strumenti meno rischiosi, come i depositi o i titoli di Stato a breve termine.
Al contrario, se si sta risparmiando soprattutto per la pensione prevista fra trent’anni potrebbe essere conveniente investire una parte consistente dei propri risparmi in azioni, che sono sì rischiose, ma hanno rendimenti attesi maggiori perché incorporano un premio al rischio intrinseco. Nel breve e medio termine le azioni potranno subire anche forti oscillazioni ma nel lungo periodo il rischio di trovarsi in perdita diminuisce.
È la storia che lo insegna. Nonostante i mercati finanziari siano uno degli ambienti più aleatori per definizione e seguano una random walk, studiando i dati del passato si dimostrano chiaramente gli effetti di un orizzonte temporale più lungo. Il mercato azionario europeo ad esempio, nonostante i cali registrati ogni anno sin dal 1986, si è comunque ripreso per offrire rendimenti positivi per i due terzi del tempo. 31 degli ultimi 41 anni hanno infatti registrato rendimenti annuali positivi per le azioni europee.
Sulla sponda opposta dell’Atlantico, se una persona avesse mantenuto l’investimento in azioni americane per un qualsiasi intervallo di almeno 17 anni nel periodo compreso dal 1901 al 2021, che comprende crisi finanziarie, guerre mondiali e trasformazioni radicali dell’economia globale, avrebbe ottenuto sempre un rendimento reale positivo. Si sono registrati solo 2 su 985 periodi di 15 anni che hanno chiuso in perdita. Di fronte a questo dato si potrebbe ragionevolmente affermare che un periodo di detenzione di 20 anni (o anche 15 anni) sarebbe abbastanza “a lungo termine” per essere ragionevolmente sicuri di guadagnare.
Non esiste un momento perfetto per investire, il momento migliore è oggi. Affidarsi a un professionista degli investimenti come un consulente finanziario è la soluzione per non cadere vittime dei bias mentali e mantenere la barra dritta sugli obiettivi pianificati per il lungo periodo.